
Fino al 1 maggio sarà in scena al Ridotto del Teatro Mercadante di Napoli il lavoro di Giovanni Meola Il giorno della Laurea.
Prodotto dal Teatro Stabile di Napoli, lo spettacolo è scritto e diretto da Meola, drammaturgo, sceneggiatore, regista, fondatore e direttore artistico della compagnia Virus Teatrali, sensibile indagatore dell’animo umano. In questo caso, microcosmo di un mondo ipocrita che autoimplode.
Protagonisti Cristiana Dell’Anna, attrice impegnata anche nella seconda serie di Gomorra, ed Enrico Ottaviano, già protagonista di tanti lavori di Meola.
La storia apre sul mondo fragile dei coniugi, lei intenta a controllare e ricontrollare bollette con l’incubo di non riuscire a pagarle e lui che conserva un incredibile entusiasmo nonostante il fallimento della sua libreria, dei sogni. In fondo, c’è gente che se la passa molto peggio di loro che ancora si amano…
La donna è cinica, odia dover recitare un copione per la società, odia il marito che cerca di mostrarsi brillante e continua a regalarle libri destinati al macero – il marito, con le “sue aberranti stronzate”, che la invita a teatro come fossero una normale coppia borghese: ma il teatro fa male, perché presenta il tragico quotidiano o l’impossibile. Da vezzeggiativi melensi che grondano amore a offese terribili i coniugi si scagliano l’uno contro l’altro – e contro chi, se no? Con chi prendersela se lei sta per perdere il posto di insegnante e lui ha dovuto chiudere la libreria? Contro chi scagliarsi per aver perso da lungo tempo la dignità? Unica speranza di riscatto è il figlio, amore di mamma, che si laurea in Economia e di sicuro diventerà un’eccellenza nella società. Lui potrà trasformare le cose. Una lettera cambierà tutto: nel giorno della fatidica laurea i genitori apprendono dal figlio che in corso di seduta si farà esplodere, come un kamikaze. I genitori ne sembrano distrutti ma continuano ad attendere, a ritardare l’uscita di casa per fermare la follia del figlio che invece lascia loro un bel conto in Svizzera.
Finale spiazzante, del migliore Teatro dell’Assurdo, vedrà i genitori desistere e fantasticare su quei soldi, sulla vita nuova. Fa meno male il familismo amorale della famiglia Mulino Bianco che farebbe qualunque cosa per sostenere i figli o il familismo “immorale” dei genitori che farebbero qualunque cosa per la propria salvezza? In fondo, il paradosso: cosa c’è oltre il benessere economico? La famiglia riveste più il proprio ruolo educativo? Ma se è implosa da tempo… È questo il paradosso di Meola che lascia senza speranza, mostrando ferite per le quali, al momento, non vi sono guaritori. Il capitalismo avanzato è sempre più forte, con le sue regole spietate che cannibalizzano i rapporti umani e familiari precari come il mondo regolato dalla finanza e dal mercato.
Bravi gli attori, ottima la regia, misurata, mai sul rigo, la scenografia essenziale e simbolica di Luigi Ferrigno.