Rodion, tra lettura e delirio

Angela Matassa

Un po’ reading un po’ teatro per la messinscena di Delitto/castigo ideata da Sergio Rubini, che ha curato l’adattamento teatrale con Carla Cavalluzzi. In scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 4 marzo.

A momenti narratore davanti al leggio, a momenti interprete di alcuni altri personaggi del romanzo di Dostoevskij, l’attore-regista pugliese crea una cupa situazione scenica, per riproporre l’atmosfera fisica e psichica in cui il giovane studente Rodion Romanovič Raskol’nikov lotta tra il progetto di uccidere la vecchia usuraia che lo sta dissanguando, e i soffocanti sensi di colpa che lo porteranno alla confessione finale dopo l’assassinio. Preso dal delirio, combatte tra l’idea di appartenere a quel gruppo di esseri “superiori” che possono sfidare anche la legge, e la necessità dell’espiazione.

Non una drammaturgia originale, dunque, ma un passare dalla lettura del testo (anche Lo Cascio con il copione in mano) a brevi scene recitate. Il rumorista G.U.P. Alcaro alla consolle riproduce i colpi di accetta con cui Rodion colpisce le vittime, passi, grida. Francesca Pasquini interpreta Sonja, la ragazza amata, in scena anche Francesco Bonomo.

Indiscussa la bravura dei due protagonisti, attori di grande qualità. Tormentato dai conflitti, Lo Cascio/Rodion è sempre in ansia, impaurito, sofferente; oppresso dai dubbi, si esprime anche con i gesti di un corpo che si contorce e trema; mentre Rubini/narratore passa da un ruolo all’altro, da quello del tenente di polizia a quello della madre del protagonista.

Due lunghe ore di spettacolo con l’intento di offrire al pubblico il genio dello scrittore russo, l’autore dello scavo psicologico dell’animo umano, dell’analisi profonda della mente tra sdoppiamento e ambiguità, tra dolore e ossessioni. Portare in palcoscenico un romanzo non è certo cosa facile, ancor meno se non si trova la chiave drammaturgica giusta.

 

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