3D, una rivoluzione?

Redazione

E’ dai tempi di Avatar che la diatriba sul rapporto tra cinema e tecnologia è all’ordine del giorno. Sebbene la pellicola di James

Una scena di "Dracula" di Dario Argento

Cameron non sia stata la prima nella storia a essere distribuita in formato 3D, è pur vero che da quel film (assolutamente sperimentale e visionario) in avanti, il modo di fare e concepire il cinema, o meglio una parte di esso, è cambiato del tutto.

Pochi giorni fa, in anteprima a Cannes, è stato presentato uno dei primi horror italiani in 3D. Si tratta del Dracula di Dario Argento: per la prima volta il regista si è cimentato nell’utilizzo di questa tecnica cinematografica. “Questa nuova tecnologia– spiega – è stata per me una scoperta sensazionale. Mi ha permesso di svecchiare il personaggio [di Dracula] che altrimenti sarebbe risultato troppo tradizionale. Grazie alla terza dimensione, ho potuto renderlo attuale senza rinunciare al mio stile”.

Tuttavia, Dario Argento non è stato l’unico nome di rilievo a usare toni entusiastici in merito al 3D. Prima di lui Martin Scorsese aveva fatto altrettanto: dopo l’esperienza più che positiva, legata al film Hugo Cabret, si è abbandonato infatti a elogi non poco calorosi, paragonando l’attuale avvento del 3D all’introduzione del colore nel cinema degli anni Sessanta. In effetti, non si può negare che l’ottava musa sia figlia dello stesso progresso tecnologico, dal quale di sicuro non può prescindere; e laddove l’impiego di nuove tecniche risulti funzionale alla narrazione filmica, l’invenzione delle stesse diventa non solo utile ma addirittura auspicabile.

Certo, chi va al cinema per sentirsi disorientato o come catapultato in un altro mondo, – eventuali mal di testa a parte- ne rimane affascinato, estasiato; coloro che preferiscono, invece, un approccio più intimista o essenzialista, considerano magari il 3D come un mero esercizio estetico. Eppure, nonostante la massiccia ondata di film “ipertecnologici”, sono solo i cartoni animati nel nuovo formato a  essere premiati dal botteghino, tutti gli altri riscuotono incassi o deludenti o comunque nella norma. E se è vero che anche nell’industria cinematografica vige come logica dominante quella del profitto, allora una domanda diventa d’obbligo: il 3D rimarrà prerogativa di un determinato genere di film o finirà col rivoluzionare il cinema nella sua interezza?

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