Regista teatrale e televisiva, scrittrice, autrice di canzoni, Velia Magno si è dedicata al mondo dello spettacolo per tutta la vita, regalando nei tanti laboratori in cui insegna a chi sogna di farne parte o vuole anche solo conoscerlo.
Adesso sta lavorando alla regia di La bottega incantata, un suo testo che andrà in scena il 12 ottobre al Palapartenope di Napoli, alle 21,00.
Signora Magno, di che spettacolo si tratta?
“E’ una commedia musicale dedicata ai bambini in cui affronto il tema della tecnologia che ha privato i giovani di quella meravigliosa e magica fantasia che lascia a ciascuno la possibilità della creazione”.
Ma i tempi cambiano e i bambini usano gli strumenti più moderni.
“Questo è vero, infatti il testo dice anche che rimanere ancorati al passato è un errore. Come sempre esiste una via di mezzo: proiettarsi nel futuro ma senza rinnegare quelle radici che hanno fatto di noi quello che siamo oggi”.
Vecchi e nuovi giocattoli, bambole antiche e mostri parlanti si scontrano nella bottega di mastro Nicola, che tipo di regia ha creato?
“Ho tenuto conto dell’elemento favolistico della storia, perché fosse chiaro che stiamo parlando di un sogno… Ma non nascono forse i sogni da un qualche attimo di una realtà vissuta? Le immagini del vero e del fantastico si alternano in un’affascinante visione che guarda sempre con gli occhi del cuore”.
Ci parli delle canzoni.
“I testi sono miei, le musiche del maestro Caliendo che collabora con me da molti anni. Le parole si mettono al servizio dei messaggi che portano. Come le belle scenografie di Massimiliano Pinto, che sono fatte vive da un disegno luci che entra nella musica guidata dalla magica bacchetta della fantasia, i costumi (di Adelaide Troisi, disegnati da Ines Torino) sono volutamente essenziali perché ciascun bambino sogni a modo suo, e Napoli con il suo Pulcinella veracemente oleografico sfida proprio per questo ogni luogo comune affermando la gioia di una pura napoletanità”.
Infatti, le intende lanciare anche un altro messaggio che riguarda la sua città.
“Sì: quello di difendersi dai tanti luoghi comuni che da sempre Napoli si porta addosso:la faciloneria, la pigrizia, la superficiale visione della vita e del mondo. Il mezzo per abbattere la barriera dei giudizi negativi su Napoli e sui napoletani non è certo quello di piantare radici altrove, portando la nostra intelligenza e creatività verso ipotetiche terre felici nelle quali troppo spesso abbiamo profuso le nostre ricchezze mentali per riceverne in cambio pochi spiccioli, bensì trovare il coraggio di restare qui e costruire una vita migliore per questa città che è soltanto malata ma non vuole morire”.
Dedica questo spettacolo a sua madre, la celebre Zietta Liù, che dagli Anni Trenta ha fatto sognare diverse generazioni con i suoi libri, le poesie, i testi teatrali per bambini.
“Mi sembrava giusto ricordarla, lei che ha inventato il teatro per i ragazzi, che ha dato vita a “La ribalta”, laboratorio teatrale che teneva a casa sua, dove hanno cominciato a imparare a recitare Roberto De Simone, Peppe Barra e tanti altri, divenuti grandi artisti di livello nazionale. Ma non solo, molti degli piccoli allievi sono poi diventati politici, insegnanti, docenti di grande livello”.
La sua è una famiglia d’arte. Quattro generazioni si susseguono, senza soluzione di continuità in questo campo.
“E’ vero, dopo di me mia figlia Valentina si dedica da sempre al mondo dell’infanzia. Con la scuola materna, i laboratori, con l’organizzazione di eventi e spettacoli, segue le orme della nonna con passione. Suo figlio, mio nipote Andrea Carotenuto, è attore teatrale e cinematografico, produttore, ha realizzato corti e ha lavorato anche con Paolo Sorrentino”.
Un ricordo speciale della mitica Zietta Liù?
“E’ stata un’eccezionale maestra d’arte e di vita. Ci ha contagiati tutti, ci coinvolgeva in giochi e ci stimolava a inventare, scrivere, creare. Chi l’ha conosciuta non può averla dimenticata”.