
Approda martedì 22 al Teatro Mercadante di Napoli l’irriverente commedia Il vantone, versione di Pier Paolo Pasolini del 1963 del Miles gloriosus di Plauto, con la regia di Arturo Cirillo che ne è anche interprete insieme a Michelangelo Dalisi, Rosario Giglio, Vincenzo Nemolato e Luciano Saltarelli.
Secondo un antico uso scenico del “travestimento”, Il vantone è interpretato da una compagnia di soli attori uomini che rivestono i ruoli di tutti i personaggi.
La storia, in sintesi, narra le vicende di un astuto servo che aiuta un giovane innamorato a rapire la fanciulla dei suoi sogni a un soldato millantatore. La commedia presenta una bizzarra passerella umana fatta di servi e padroni, di generali alla Falstaff, di gabbati e torturatori, di donne scaltre e innamorate che popolano un mondo basso, dal quale a volte nasce la poesia. Ma, aldilà della vicenda, la preziosità della commedia risiede nell’invenzione linguistica che il poeta friulano opera sul testo plautino, restituito in un romanesco di grande resa teatrale.
“E’ una sorta di operetta, una cavalcata senza sosta sulle parole di Plauto, e nelle vicende di Pirgopolinice e degli altri. – scrive Arturo Cirillo – La compagnia, attori ormai storici del gruppo, è composta di soli uomini, poiché il gioco è tutto dal di fuori, mostrato, brechtianamente raccontato. Non interessa qui per nulla il piano realistico della vicenda, se eventualmente ce ne fosse uno, né tantomeno quel possibile richiamo ad una Roma borgatara, che d’altronde lo stesso Pasolini non cercava, come il linguaggio invece potrebbe erroneamente suggerire. Nella forma del verso si inserisce la forma del dialetto romanesco, scelto da Pasolini come possibile lingua di un teatro di varietà, e gli stessi costumi a questo si richiamano, muovendosi tra paillettes, mondi felliniani e citazioni da Karl Valentin”.