E’ protagonista in tre spettacoli Cristina Donadio, in scena con “Caffè Némirovsky” (10 giugno), “Istruzioni per minuta servitù” di Enzo Moscato (19 e 20 giugno), per il Napoli Teatro Festival Italia,
e in “Tv family”, la videoinstallazione realizzata per il museo Madre dal regista americano David Robbins.
“Vesto i panni di una madre in “Le vergini” della scrittrice ucraina Irène Nemirovsky, nel progetto di Luca De Fusco a lei dedicato. – spiega l’attrice napoletana – La sua scrittura ha un taglio cinematografico, ma va anche oltre, la parola è una continua zoomata su sguardi, cose, gesti. Leggendola, è come guardare dal buco della serratura, ogni dettaglio è descritto minuziosamente. Nel racconto affidato a me, ci sono una madre e una figlia che narrano la propria vita, parlano d’amore, d’abbandono, di tradimento. E’ come sentire la doppia descrizione di uno stesso avvenimento, visto da punti di vista differenti”.
In “Istruzioni per minuta servitù”, invece il gioco è diverso. “Il testo di Enzo va da Swift a Scarpetta, passando per Shopenhauer, Genet e Strindberg. Si tratta di personaggi, servi e padroni, che si scambiano continuamente i ruoli. Per esempio, sono la Signorina Julie e il servo Jan. Nelle “Serve” sono madame e poi Claire e Solange. Si gioca a ribaltare le situazioni e i personaggi, che Enzo ha riscritto e rielaborato nella sua originale lingua, su due registri diversi: colto e plebeo. E’ come rivoltare un tessuto ricamato e guardarlo dall’altra faccia, come dice lui. Un testo anche esilarante che offre una riproposizione di Eduardo Scarpetta”.
Stili diversi, tecniche e personaggi opposti, tutto in pochi giorni. E’stato difficile? “Ho nella testa tante parole da sistemare. Passare da un ruolo all’altro non è facile, ma mi intriga e mi gratifica: sono testi impegnativi e affascinanti”.
L’altro evento che la coinvolge è il film in bidimensionale al quale ha partecipato con altri artisti. “Anche qui interpreto una madre, – spiega l’attrice – sono la padrona di casa, Lucio Allocca e Carmen Scivittaro sono i nonni, poi ci sono i giovani. Racconta la storia di una comune famiglia, ma quel che è particolare è il montaggio che Robbins ha immaginato. Noi recitiamo per citazioni, interagiamo tra di noi in una sorta di casa di Barbie, molto colorata e pop, con alle spalle un maxitelo verde”.
Si tratta di un corto o di un lungometraggio? “In realtà potrebbe durare all’infinito, perché il regista monta, smonta, sposta le scene, sistemando i personaggi in diversi ambienti. E’ un’opera di video arte realizzata con la webcam, quindi ha un taglio diverso da quello cinematografico”.
L’opera sarà presentata il 13 giugno e resterà in mostra nel Museo Madre per cui è nata. Il lavoro di Robbins, infatti, riguarda la possibilità di un progetto in progress, intitolato “Per_formare una collezione”, che ha come obiettivo la costituzione progressiva della collezione permanente del museo.