Sala piena al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli per la prima di Villa Rhabani, l’atto unico di Thorton Wilder andato in scena nell’ambito del Napoli teatro Festival Italia, con la regia di Riccardo Canessa il 19 e il 20 giugno.
L’azione si è aperta con il monologo di una simpatica Raina Kabaivanska nei panni insoliti di un maggiordomo che, a lato del palcoscenico, ne ha spiegato, a grandi linee, la trama. La celebre soprano è stata accolta dal pubblico con simpatia. Canessa, appassionato esperto di lirica, non ha voluto rinunciare a lei nel cast.
Lavoro inedito di Wilder, scritto nel 1920, durante un suo soggiorno tra Capri e Napoli, scoperto di recente grazie alla specialista dell’autore americano, Dianna Pickens, in sala a ricevere gli applausi del pubblico. “Sto scrivendo un’opera teatrale bellissima e commovente su una vedova americana a Capri ed un avventuriero, Dario Stavelli”, così scriveva Wilder, all’epoca appena ventitreenne, alla famiglia, pieno d’entusiasmo per la facilità con cui portava avanti la sua opera.
Villa Rhabani racchiude in nuce, quella bravura che sarebbe poi esplosa e avrebbe caratterizzato la carriera dello scrittore, tanto da valergli tre Premi Pulitzer.
I cinque personaggi della storia si muovono in un’ambientazione tipicamente caprese, Anni Venti; le attrici Roberta Astuti, Lucia Rocco, Leona Peleskova, in bellissimi abiti d’epoca, confessano i loro intrighi amorosi e non, sullo sfondo di una “luna caprese” affacciata sui Faraglioni. I personaggi maschili Yuri Napoli e Sergio Basile si danno la battuta nei panni dell’avventuriero e del dottore in modo convincente e disinvolto.
Il finale, con colpo di scena a scelta, è rimasto aperto non essendo stato ben delineato nel manoscritto originale.
Anna Maria Liberatore