
Il mondo perde un altro grande artista dalla voce unica, un grande talento: Al Jarreau. Il celebre vocalist è morto a 76 anni, un mese prima del compleanno, e con lui si chiude un altro capitolo della storia del jazz e dell’r&b.
Insignito di ben sette Grammy, spaziava con eleganza innata e assoluta padronanza tecnica dal jazz più puro al soul, dal free al pop con una velocità e morbidezza nell’affrontare interminabili scat che gli venivano naturali, meravigliosi, caldi e vibranti, unici. Una vocalità percussiva, una capacità di toccare tutte le timbriche, un’agilità vocale e un registro di baritono naturale ne fanno una voce inimitabile. Nel ’77 la sua fama conquista il pubblico internazionale con il doppio album live “Look To The Rainbow”, Grammy quale miglior album di jazz vocale. Tanta gavetta alle spalle, tanti concerti nel circuito live americano e in formazione con George Duke, si mette in luce al “Saturday Night Live”, celebre varietà televisivo americano.
Uno degli album più popolari è “Breakin’ away”, dell’ ’81. Tra le voci soliste di “We are the world”, l’album e progetto di Usa for Africa, dell’ ’85, fortemente voluto da Quincy Jones, vive un’intensa stagione di concerti al fianco di super star del calibro di Miles Davis, George Benson, Chick Corea e alterna le classiche formazioni jazz con orchestre sinfoniche. Cinquant’anni di concerti in giro per il mondo, di grandi live, di magnifiche prove vocali ne affidano la personalità e il carisma alla leggenda. Indimenticabili le sue

interpretazioni di “We’re in this love together”, “Blue Rondò à la Turk” (Dave Brubeck), “My Favorite Things”, “Summer Breez”, la cover di “Your Song” (Elton John), “Mas que nada” e l’album “L is for lover” prodotto da Nile Rodgers, più vicino alla disco music. A Napoli il 13 luglio 2007 in concerto all’Arena Flegrea e a Caserta, alla Reggia, ha tenuto magnifici spettacoli con George Benson, condividendo i reciproci cavalli di battaglia. Di recente al Centro Campania, con un’acustica non buona, ha comunque incontrato il favore del pubblico che ha potuto vedere da vicino un’autentica leggenda del jazz – checché ne dicano i “puristi”, il jazz è contaminazione, tecnica unita a cuore, voglia infinita di mettersi sempre in gioco per amore della Musica.