“Non si è mai pronti alla morte di un amico. Ma a questo tipo di morte meno ancora. Io, Roby e Dodi stiamo piangendo come ragazzini. Per noi è un pezzo di vita che se ne va”.
Con queste parole l’amico-collega di tutta una vita, Red Canzian, ricorda Stefano D’Orazio, scomparso a settantadue anni per complicanze dovute al Covid. “Ho perso una parte di me stessa – afferma affranta Tiziana Giardoni, moglie del batterista – Stefano era la mia forza, il mio sorriso, mi mancherà tutto di lui”.
Voce, flauto e batteria dei Pooh, D’Orazio si è spento dopo il ricovero in ospedale. Lo scorso aprile aveva pubblicato con Roby Facchinetti il singolo “Rinascerò rinascerai”, inno di speranza i cui proventi sono andati in favore dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, aiuto concreto alla città più provata dal Covid.
Coautore anche dei testi dello storico gruppo, entrò a far parte dei Pooh in sostituzione di Valerio Negrini, anche lui batterista e paroliere, del quale divenne grande amico, un sodalizio artistico che sarebbe durato per tutta la vita.
Nel 2009 decide di lasciare il gruppo, comprendendo che è finita un’epoca: “sono al capolinea – aveva scritto in una lettera – sto per scendere dalla grande astronave luminescente e fortunata che per tanti anni mi ha trasportato oltre le mie aspettative in una lunga avventura indimenticabile, spesso faticosa, quasi sempre straordinaria”.
Non solo grande artista ma anche manager, si occupava di tutti gli aspetti dei concerti, dalle sale di registrazione alle edizioni musicali fino alla gestione dei tour. “La macchina organizzativa dei Pooh era opera sua. Non c’era limite alla sua creatività: i palchi enormi, i fumi, i laser, i tir carichi di apparecchiature”, spiega Canzian. Possedeva una vocazione alla bontà, a difendere i deboli, aggregante, positivo e simpaticissimo. I Pooh per anni hanno sostenuto il WWF Italia. “Lui, più di tutti – afferma Dodi Battaglia – ci ha insegnato che si può essere amici per sempre grazie al grande rispetto reciproco”.
Nel 2015 e 2016 torna nella band in occasione della réunion per il cinquantennale, per poi rituffarsi nei suoi progetti. Tanti e di successo, i bei musical ai quali si è dedicato dal 2010: “Aladin”, (con le musiche di Roby Facchinetti, Dodi Battaglia, Red Canzian); scrive i testi italiani del musical “Mamma Mia” su richiesta degli ABBA e, con Valerio Negrini, di “Pinocchio”, musical di Saverio Marconi: 460 repliche in sette anni di programmazione.
Per il suo impegno artistico e i suoi 40 anni di carriera, nel 2011 gli viene dedicata una statua al Museo delle cere di Roma. Scrive “W Zorro”, con le musiche di Roby Facchinetti, pubblicando anche il libro autobiografico “Confesso che ho stonato – Una vita da Pooh”. Ancora con Saverio Marconi lavora alla scrittura del musical “Cercasi Cenerentola”.
Dotato di grande ironia, dopo aver affermato sempre di essere refrattario al matrimonio, pubblica il suo secondo libro “Non mi sposerò mai – Come organizzare il matrimonio perfetto senza avere alcuna voglia di sposarsi”, e convola a nozze con la compagna, Tiziana Giardoni. Ad aprile 2019 torna a dedicarsi ad un’opera rock/ sinfonica, il “Parsifal”, richiamando il primo disco maturo, epocale, dei Pooh che fonde progressive e beat, con le musiche di Roby Facchinetti). Scrive due romanzi e, con Stefano Cenci, compone canzoni per una commedia di Maurizio Micheli.
Tanti progetti di una mente vulcanica e creativa, inarrestabile, capace, come gli evergreen Pooh, che hanno accompagnato intere generazioni con indimenticabili melodie e con umanità e simpatia, di rinnovarsi sempre, motivo della loro popolarità immutata negli anni.