Al Diana, “L’erba del vicino è sempre più verde”

Danila Liguori

Attori si nasce. O lo si diventa con tanto studio. Talento e gavetta, tanta gavetta. No all’improvvisazione a teatro, che rappresenta un traguardo ostico soprattutto per i giovani attori. “Il teatro è un mondo difficile, ci sono pochi provini e tanta competizione. Consiglio ai giovani talenti di affacciarsi nel mondo del teatro solo se in possesso di un enorme talento natural,e o di tanti anni di studio. Altrimenti, meglio dedicarsi ad altro”. Così nell’intervista per Notizie Teatrali Carlo Buccirosso, al Teatro Diana di Napoli fino al 26 marzo 2023 con “L’erba del vicino è sempre più verde”, il nuovo spettacolo da lui scritto e diretto.

Insoddisfazione, autocommiserazione, un pizzico di invidia. Questi sono i temi del suo personaggio nella nuova commedia. Ci racconta?

“Il proverbio ‘l’erba del vicino è sempre più verde’ è un evergreen. Si tratta un po’ della sindrome del secolo. Nell’era dei social infatti, tendiamo ancor più a invidiare la vita perfetta del nostro vicino, collega, amico, conoscente. In realtà desideriamo quello che loro vogliono farci vedere della propria vita. Perché non è tutto vero ciò che vediamo, quindi spesso invidiamo le bugie che gli altri ci propinano. E’ un cane che si morde la coda. Così il mio personaggio nella commedia, si troverà ad autocommiserarsi e ad essere insoddisfatto di tante situazioni della sua vita. Marcello Trevisan, irreprensibile e scrupoloso cassiere di banca, da tempo in aperta crisi matrimoniale, vive un momento di profonda depressione, insoddisfatto del proprio tenore di vita, delle proprie ambizioni. In continua ricerca di nuove esperienze di vita. Marcello guarda il mondo e le persone che lo circondano come un fanciullo smanioso di cimentarsi con le attrazioni di un immenso parco giochi. Si ritroverà, dunque, presto soggiogato dalla sindrome dell’erba del vicino, ovvero dalla sopravvalutazione di ogni essere umano diverso da se stesso, e così quel senso di attrazione si trasforma in invidia malsana, e di lì a poco in un’irrefrenabile follia omicida”.

Una sorta di thriller, dunque. Una commedia a tinte noir.

“Esattamente. Come nei migliori gialli, si apre il sipario sulla scena finale. Con tanto di cadavere. Poi si tornerà indietro nel tempo per spiegarne la storia, fino al finale dai risvolti stupefacenti. Ovviamente il tutto a teatro è più difficile, perché abbiamo una sola location, che di volta in volta deve accogliere situazioni diverse”.

Qual è il messaggio di questa commedia?

Buccirosso in una scena della commedia (foto di Gilda Valenza)

“Analizzare il precario equilibrio della vita, la nostra perenne insoddisfazione. Una commedia che è in realtà un giallo, che si propone di coinvolgere lo spettatore fin dall’inizio, sfidandolo a indovinare come si siano svolti i fatti fino all’omicidio. E che, tra situazioni rocambolesche e vicissitudini varie, porteranno lo spettatore a svelare il tutto solo nelle ultime scene”.

Finalmente di nuovo a teatro, insomma. Altri progetti?

“Ne avevamo tutti bisogno. Per i progetti dipende, io leggo spesso nuove sceneggiature e decido di lavorarci se mi diverto, se sono in sintonia con il regista. Staremo a vedere”.

Ci lasci con un consiglio per un giovane attore di teatro.

“A teatro c’è una sorta di selezione naturale, per cui va avanti in questo ambiente difficilissimo solo chi è dotato di un enorme talento o di tanti anni di studio. Ci sono pochissimi provini, poche parti, solo tanti musical, ma non tutti sono portati per il canto e il ballo. Quindi, cari giovani, se non siete in possesso delle due caratteristiche sopra citate, fate altro. Che qui è già difficile così”.

 

 

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