
Continuando il suo percorso nel sociale attraverso il teatro, Davide Iodice porta in scena un Amleto speciale, dall’animo napoletano, utilizzando la storia della vendetta del principe per raccontarla alla maniera dei rapper partenopei. “Un lavoro comunque non localistico, che parla di Napoli da Napoli. – spiega il regista di Mal’essere, prodotto dal Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale – Il napoletano è universale. In questo momento di oleografia della criminalità, in cui la città sembra un grande set al suo servizio, voglio dire no. Non voglio starci dentro”. Così ha costruito una drammatizzazione che parte dalla tragedia shakespeariana, ma si realizza nella riscrittura in napoletano di un gruppo di rapper. “In tempo di ‘paranze’ – continua Iodice – ho scelta quella di questi nuovi artisti, l’arte al posto delle pistole. Ho pensato dalla parte di Ofelia, chiudiamo la messinscena con un inno a lei, con la speranza che l’innocenza e la purezza possano trionfare”.
Giocando con le parole Iodice e i suoi ragazzi esprimono il mal-essere del vivere e, all’opposto, l’essere violenti delle periferie e dei quartieri di frontiera, come Forcella o la Sanità, troppo spesso sotto i riflettori della cronaca nera.
Gli autori del testo, con lui, sono Gianni De Lisa detto ‘O Yank e Pasquale Fernandez detto Sir (dei Fuossera), Alessandro Caricchia detto Joel, Paolo Romano detto Sha One, Ciro Perrotta detto Op Rot, Damiano Rossi detto Capatosta.

In scena al Teatro San Ferdinando di Napoli dall’1 al 12 febbraio, recitano gli attori Salvatore Caruso, Luigi Credendino, Veronica D’Elia, Angela Garofalo, Francesco Damiano Laezza, Marco Palumbo, Antonio Spiezia insieme ai rapper attori Gianni De Lisa detto ‘O Yank, Vincenzo Musto detto Oyoshe, Paolo Romano detto Sha One, Damiano Rossi detto Capatosta, Peppe Sica detto Oh. Le scene sono di Tiziano Fario, i costumi di Daniela Salernitano, le luci di Davide Iodice e Angelo Grieco, le musiche di Massimo Gargiulo.
Davide Iodice negli ultimi anni ha realizzato:
La fabbrica dei sogni” a “Un giorno tutto questo sarà tuo”, da “Mangiare e bere. Letame e morte“ a “Mettersi nei panni degli altri-Vestire gli ignudi” del progetto “Che senso ha se solo tu ti salvi” ispirato a Le sette opere di misericordia di Caravaggio, fino a “Il velo”, del progetto sostenuto dalla Comunità Europea, Città in scena/Cities on stage, nel 2015, a cui sono seguiti, oltre Euridice e Orfeo, Drommar (realizzato con il Folkteatern di Goteborg) e Sonnai.