Approda al teatro Diana di Napoli Ti ricordi di me?, la commedia di Massimiliano Bruno che ha riscosso grande successo a Roma nella precedente stagione teatrale. Per la regia di Sergio Zecca, lo spettacolo ha due brillanti protagonisti: Ambra Angiolini ed Edoardo Leo. La Angiolini, brava e poliedrica, interpreta il ruolo di Beatrice Benassi, maestra elementare, affetta da narcolessia e dissociazione; Leo è Roberto Marino, aspirante scrittore, cleptomane e bugiardo. Il loro destino è quello di incontrarsi/scontrarsi/innamorarsi nello studio di una psicoterapeuta. Li accomunano tanti sogni di realizzazione, di futuro, soprattutto d’amore. Beatrice è fidanzata da otto anni con Amedeo, l’uomo perfetto che in realtà l’ha tradita scatenando in lei una terribile rimozione. Odia più di tutto i “bisticci cromatici” e critica la dottoressa per il suo stile antiquato, per i suoi abiti beige… Tiene un diario per aiutare la memoria, per ritrovare se stessa. Roberto, che scrive improbabili favole per bambini moderni, fantasiose, crude, in fondo poetiche, avverte l’irresistibile impulso di rubare piccoli e inutili oggetti nei supermercati facendone anche dono a Beatrice. Alle spalle dei due adulti rimasti bambini un drammatico incidente d’auto che portò via i genitori a Beatrice e una madre assente per Roberto. La coppia finalmente vive con coraggio la coinvolgente storia d’amore fatta di routine, di concerti, parchi di divertimento, di convivenza, fino alla nascita del figlio, Ruben. La favola ha un finale dolceamaro poiché Beatrice, quando sembrava che tutto andasse bene, dopo aver rimosso il tempo presente, si trasferisce al Nord con Amedeo, ma l’amore, la caparbietà, la fiducia di Edoardo sconfiggeranno l’oblio. La scenografia essenziale è costruita con un sapiente gioco di sedie spostate dagli attori: studio medico, otto volante, casa, incontro/scontro, presenza/assenza… Pur fragile la trama consente una buona prova d’attori ai protagonisti e consente una riflessione sulla difficile conquista della normalità per chi è afflitto da nevrosi che solo l’amore, forse, potrà sanare.