Artisti come santi

Anthea Principe

Giorgia Palombi

Per Gertrude Stein, autrice di Quattro santi in tre atti, un’opera da cantare, “la condizione degli artisti totalmente dediti alla loro arte corrisponde in pieno alla vita dei santi, la purezza della devozione dell’artista nei confronti dell’arte riflette lo stato della vita religiosa, gli artisti e gli scrittori esprimono la spiritualità contemporanea”.

Lo mette in scena trasformando il titolo al femminile Quattro sante in tre atti, Giorgia Palombi (che l’interpreta con Susanna Poole e Sabrina Bonomo) al Teatro Elicantropo di Napoli dal 16 al 19 marzo. Tre quadri con breve intermezzo, raccontano una non storia drammatica (e comica), impregnata di atmosfere da tableaux vivants, dove maestra di cerimonie di un rap ante litteram è Teresa d’Avila.

Il primo dei tre atti dello spettacolo, è una provocazione sul rapporto tra “emozione dello spettatore ed emozione dell’attore”, nel quale vengono spiegate le motivazioni profonde del teatro come la Stein lo concepiva,. La Palombi cerca di dimostrare “la differenza tra uno shock vissuto nella vita reale e la funzione di un’azione shockante in scena”.

Il secondo è un estratto/assaggio del testo originale della Stein, in cui sono protagoniste Santa Teresa e Santa Sistemazione.

Il terzo quadro propone un chiarimento di quanto proposto nei primi due: Giorgia Palombi e Susanna Poole vestiranno i panni di Gertrude Stein e di Alice Toklas, sua compagna nella vita e sua musa ispiratrice, per far comprendere al pubblico che “il tempo è così come potrebbe essere lasciato stare quando era stato che fu quando se n’andò via”.

Una scena

 

 

Due personaggi femminili sfidano. Che cosa? Il pubblico? Ma certo il pubblico. Ma anche il modo. Il modo di iniziare uno spettacolo. – spiega Giorgia Palombi, regista d’impegno civile e sociale – E lo spettacolo stesso è sfidato nel suo svolgimento, nei suoi codici, nella sua forma. E il senso è sfidato. Il senso profondo del fare teatro. L’arma di questa sfida è il linguaggio che esplode ad ogni passo: esplode la sintassi che ci costringe a percorrere sempre lo stesso solco di percezioni e di significati, esplode la forma della frase e della parola, e con loro la logica della comprensione, e… di conseguenza, esplodono i contenuti.

Le alchimie sperimentate con elementi del discorso mai accostati, ripetizioni, varie combinazioni e incastri, costituiscono una violazione della grammatica che non è un espediente per stupire ma un mezzo per ritrovare la libertà attraverso un rinnovamento decostruttivo che si rinviene in tutte le opere di Gertrude Stein.

 

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