Hanno appena pubblicato il nuovo singolo. Irene Scarpato (voce), Marcello Smigliante Gentile (mandolino, mandola, mandoloncello, cori) e Gian Marco Libeccio (chitarra classica, chitarra elettrica, chitarra acustica, cori), in arte Suonno d’ajere, con “Fotografia” aprono il CD che uscirà in autunno.
Il mandolinista parla a nome del gruppo, con la passione e l’entusiasmo che li unisce.
Marcello, come mai la scelta di proporre la musica classica napoletana?
“Abbiamo desiderato approfondire le nostre radici. Amiamo il repertorio antico e andare alla scoperta della memoria storica. Ci siamo resi conto che, nonostante la produzione oggi vada in altre direzioni, in tutti i prodotti artistici realizzati a Napoli, c’è sempre la presenza della tradizione”.
Ma che cosa ha ancora da dare la nostra città?
“Tanto. Guardiamo alla sua storia. Nonostante tutto, Napoli non ha bisogno di stimoli, è luogo sempre aperto, produce a tutti i livelli: pop, classico, etnico. Non si è mai fermata nel tempo, perché si sa rinnovare. Nelle nuove generazioni emerge il bello, l’energia, la voglia di creare.
Qualche titolo?
“”Scetate”, “’E pentite”, “’O guappo ‘nnammurato” di Viviani. Un drammaturgo, che ha usato anche molta musica. Lo proporremo, infatti, nel prossimo album”.
Avete background diversi. Come li conciliate nel progetto comune?
“Le nostre tre anime sono una ricchezza. S’incontrano benissimo e il frutto è la stesura dei nostri arrangiamenti. Ciascuno mette del proprio, ma nella canzone napoletana c’è già tanta contaminazione. Dal secondo dopoguerra entra il swing, ad esempio e, anche se il risultato finale arriva classico, è un universo che si presta a sposare anime diverse. Nei primi album di Pino Daniele, ad esempio, si sente il mondo della canzone che aveva ascoltato. Ha creato un ponte tra la tradizione e la modernità. Crediamo di aver fatto la scelta giusta”.

Suonno d’ajere è il nome di un progetto e della vostra band quando suonate insieme. Ma ognuno di voi si esprime anche in altri modi?
“Sì, suoniamo singolarmente in diversi contesti. Irene lavora anche in teatro, conciliandolo con il canto. Con Gian Marco è l’anima jazz del gruppo. Io sono stato nel cast di “Così fan tutte” di Mario Tronco, in Taranta Power di Bennato, a Vienna. Ma Suonno d’ajere è il progetto principale. E’ profondo, è quello in cui investiamo di più. Da quando è nato nel 2017 con un primo album autoprodotto, siamo passati alla produzione internazionale. Grazie all’Italian word beat, “Suspiro”, il nostro primo lavoro, ha girato il mondo. Inoltre, abbiamo registrato in digitale, il live andato in scena al Piccolo Bellini nella scorsa stagione”.
Oltre all’album “Nun v’annammurate” che uscirà in ottobre, siete in partenza per il tour.
“Esatto. Toccheremo molte città italiane, tra cui Empoli e Napoli. Poi all’estero: Belgio, Germania, Spagna, Canarie, Corea del Sud, Slovenia, Giordania”.