
I novant’anni li festeggia a Castel Volturno, dove abita. Carlo Croccolo, un grande della scena e del set, celebra il traguardo lontano dalla sua città. “Con Napoli non ho mai avuto un buon rapporto”, ha detto spesso.
Con lui si parla sempre di Totò, a volte anche della mitica Marilyn. E lui dov’è? Con le grandi interpretazioni, al fianco del Principe, certo, ma in tante altre pellicole, a teatro, alla radio, alla televisione. Nella comicità e nel dramma. Nei celebri doppiaggi e non solo di Totò.
Carattere, per sua ammissione, “difficile”, ha conosciuto i più grandi, con molti ha lavorato e di cose da dire ne ha tante. E allora parliamo di lui, che alla sua ‘veneranda’ età ancora ha voglia di mettersi in gioco, di volare e di creare con i computer. Di essere il protagonista di un film sulla sua vita, e dell’one man show che sarà in scena al Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli il 14 e 15 aprile. Parlando, naturalmente del Principe De Curtis, di cui ricorrono i trent’anni della morte, partirà col pubblico in un viaggio nei ricordi di vita d’erte vissuta e condivisa con lui.

Intanto, il Comune di Castel Volturno gli consegnerà le chiavi della città, in una cerimonia evento, intitolata Carlo Croccolo, 90 anni di passione, tra teatro e cinema, che avrà luogo domenica 9 aprile alle 11 nella sala consiliare del Palazzo Municipale della cittadina casertana, alla presenza del sindaco Dimitri Russo. La decisione dell’amministrazione comunale di consegnare il riconoscimento al grande attore, è stata presa “per l’impegno profuso da Carlo Croccolo nella sua vita artistica e per aver scelto di vivere nella nostra amata città“.

Per fargli gli auguri pubblichiamo un ricordo d’infanzia, da lui stesso riferito in un’intervista di tanto tempo fa.
Carlo nasce a Napoli, in una stanza di una piccola Torre al Viale Regina Margherita, che oggi non c’è più, figlio di una timida insegnante calabrese e di un affascinante ‘mago’ egiziano.
“Me lo hanno raccontato: – rievoca sorridendo – quando nacqui, il nonno materno mi guardò con scetticismo: ero prematuro, settimino, brutto: non sarei sopravissuto – sentenziò – Avevo un capoccione e pesavo appena due chili e mezzo. Fui quasi gettato da una parte con la frase, che mi avrebbe accompagnato tutta la vita: non dura… è finito! Ma, contro ogni previsione vissi, sopravvissi e diventai… Carlo Croccolo”.