Marco Baliani, il 2 e il 3 dicembre 2023, in scena al Teatro Stabile d’Innovazione Galleria Toledo di Napoli,con “Corpo eretico. Dialogo in tempo presente con Pier Paolo Pasolini”.
Tanti argomenti sui quali discutere in un dialogo sincero, sofferto, individuale e collettivo, personale e sociale, tra oralità e scrittura, su visioni politiche e tradimenti di futuro.
Un autentico eretico, un personaggio “non riconciliato”, Pasolini, scomodo scrittore, giornalista, predicatore dello spirito, inascoltato. “Nella sua dissipazione mi ritrovo, sono sempre stato in fuga da recinti e classificazioni, così posso inserirmi con la mia storia e le mie contraddizioni, a intrecciare altre matasse di pensieri e immagini. – afferma Baliani – Inaspettato sarà l’incontro con lui, senza rete di protezione, mi occorre andare ramingo, toccando le scabrosità dei nostri corpi mai sazi, non so quali sono le parole che spunteranno dai nostri sguardi mai appagati, ma prevedo durezza, un dialogare che è anche un duellare”.
Paolo, semplicemente “a Pa’”, come lo chiama Marco, che gioca a calcio nei campetti di calcio della periferia romana, con Riccetto, Alduccio, i suoi ragazzi di vita. Paolo, l’estremista, l’iconoclasta, perturbatore del buon senso. Paolo, che sente di appartenere ai padri, e avverte la responsabilità di un regime clerico-fascista e il potere del consumo, rovina delle rovine. Baliani cita il film “Medea”, mito che richiama l’innocenza perduta, con il centauro Chirone, nuova maschera del poeta.
I giovani, argonauti, non capiscono, sono cinici e disincantati. Il poeta è il corvo inascoltato di “Uccellacci e uccellini”, il bel film interpretato da Totò e Ninetto Davoli. Lo stesso corvo che prova a spiegare al sottoproletariato le derive del consumismo, del corpo ridotto a merce, sarà ucciso e mangiato. È il corpo l’origine di tutto e bisogna farlo sparire. Il vero pedagogo deve finire sbranato dagli allievi.
“Salò o le 120 giornate di Sodoma”, ultima opera di Pasolini, mostra i corpi come cose, la brutalità, la mercificazione, la manipolazione degli individui, l’anarchia del potere. Pasolini innocente, con la sua omosessualità, ma espulso per indegnità dal suo Partito Comunista, capro espiatorio in un mondo nel quale la vita ha perso sacralità. Non è nel cimitero di Casarsa, dove Pasolini è sepolto accanto alla madre, che risiede la sua memoria, conclude Baliani, che si commuove nel dialogare con il poeta friulano e che avrebbe ancora tante cose da chiedergli.
All’Idroscalo di Ostia, dove fecero scempio del suo corpo, lì giace la sua eresia. A Baliani era stata richiesta una lectio magistralis su Pasolini e l’attore e regista ne ha ricavato il serrato, incredibile dialogo, che restituisce parte della grandezza e dell’umana fragilità dell’intellettuale, che parla ancora al tempo presente.
Un lascito poetico e politico immenso, ancora da studiare e far risuonare nelle coscienze assopite.