Nell’ambito della settimana Internazionale dei Diritti che si svolge a Genova, il 14 luglio il regista Prospero Bentivenga presenterà il suo film-documentario sull’immigrazione dei minori, World Napoli: l’evento giusto per confrontarsi con l’alterità e porsi una semplice domanda “Se io fossi l’altro?”.
Può parlarci della genesi di questo lavoro? In altri termini, com’è nata in lei l’esigenza di raccontare la realtà di una Napoli che è sempre più multietnica?
“La nascita di questo film è data dal mio grande amore per la ‘world music’ e da una mostra di Sebastião Salgado, uno dei più grandi fotografi viventi, che ha dedicato una parte del suo lavoro all’infanzia. La fusione di queste due cose ha fatto sì che nascesse in me il desiderio di lavorare sul fenomeno delle etnie immigrate. Ho cominciato nel 2001 questo percorso, che è terminato verso la fine del 2006 e l’inizio del 2007.”
Nello specifico, in quali quartieri di Napoli o in quali luoghi della Campania ha girato il suo film?
“In molti quartieri napoletani. Sono partito dalla comunità srilankese durante il suo capodanno ad aprile (si tratta di un capodanno buddista). La festa si svolgeva all’interno della galleria Principe Umberto, di fronte al museo archeologico. Inoltre, ho seguito altri quartieri come la zona della stazione centrale per quanto riguarda i cinesi, i quartieri spagnoli per i peruviani, e poi ho girato anche fuori Napoli in particolare a Castelvolturno e a Caserta, insomma, in molti luoghi della Campania dove ci sono comunità immigrate che hanno una certa consistenza.”
Per affrontare una tematica complessa come quella dell’immigrazione, ha preferito il film–documentario. Perché questa scelta?
“Io ho una base culturale che affonda le sue radici nell’antropologia, quindi fare un lavoro d’indagine sulla realtà è uno degli aspetti che più mi interessa del cinema, anche la parte di finzione che fino ad ora ho portato in scena parte sempre dalla realtà.”
Quindi per essere quanto più possibile vicini alla realtà.
“Si.”
Sappiamo che lei è anche un affermato regista teatrale. Con World Napoli, si può dire che lei sia passato dal teatro al cinema, oppure crede che in futuro continuerà sia la sua attività di cineasta sia quella di regista teatrale?
“Le due cose si combinano continuamente, perché da ‘World Napoli’ è poi nato un lavoro teatrale con una compagnia multietnica. Dirigo anche una compagnia multietnica, la prima penso in Campania. Con questa compagnia ho poi rifatto un altro spettacolo, in cui combinavo attori che venivano dal Burkina Faso e dallo Sri Lanka con attori italiani anche affermati come Mimmo Calopresti, Agnese Nano, Carmen Luongo. Quindi queste attività continuano a fondersi e a comunicare continuamente tra di loro. Insomma, non penso che farò mai una scelta definitiva: utilizzerò sia il teatro che il cinema per narrare.”
Sono per lei due cose che, dunque, si influenzano vicendevolmente.
“Esatto.”
Chiara Ricci