Brescia ai giovani: “Perseguite l’unicità, non i like”

Danila Liguori

Un artista a 360 gradi. Attore da 36 anni, si divide tra teatro, radio, tv, scrittura e tanto altro ancora. “Qualità ammirate all’estero ma non in Italia”, ammette lucidamente Fabio Brescia. Che, reduce dal successo tv “Blackout – Vite sospese” e in procinto di esibirsi a teatro ne “La morte di Carnevale” al Teatro Bolivar di Napoli, ai giovani talenti consiglia: “Genio e sregolatezza solo se siete Maradona, altrimenti per farsi valere nel mondo sello spettacolo ci vogliono unicità e preparazione”.

Il 18 e il 19 febbraio sarà in scena con “La morte di Carnevale” di Viviani con la regia di Adriano Fiorillo. Che cosa cambia rispetto ai testi originali?

“Adriano Fiorillo si rifà ad alcuni canti dell’Inferno di Dante Alighieri, per l’occasione rielaborati in dialetto napoletano, che accompagneranno lo svolgimento dell’opera. La chiave di lettura del regista nasce da una visione dell’umanità al negativo, intrisa di aridità e pettegolezzi. Meccanismi comici si alternano quindi a toni drammatici, con vizi, debolezze e peccati che accomunano i vari personaggi dello spettacolo ai protagonisti del viaggio del Sommo Poeta. Io interpreto il ‘cantore’ che accompagna il personaggio nei vari gironi”.

Le è piaciuto interpretare questo personaggio?

“Sono stato davvero contento del cameo proposto da Adriano Fiorillo. Credo infatti che il più grande regalo che attori over 50 come me possano fare alle nuove generazioni, sia quello di mettersi a loro disposizione e aiutarli a crescere. Il tempo di fare le parti da protagonisti è finito, lasciamo spazio anche ai nuovi talenti”.

Dal teatro alla tv. Reduce dal successo di “Blackout – Vite sospese”, cosa ci racconta di questa fiction di successo appena andata in onda?

“Recitare in questa serie è stata un’esperienza meravigliosa. Dalla produzione di Luca Barbareschi al fantastico cast, sono stato stimolato a recitare al fianco di attori di talento. Basti pensare al protagonista Alessandro Preziosi, che ha interpretato il personaggio di Giovanni, davvero molto intenso”.

Lei invece è il suo “fratello cattivo.

Alessandro Preziosi e Fabio Brescia

“Esatto. Il personaggio di Rocco è tutt’altro che un esempio positivo. Eppure ho trovato molto utile confrontarmi con la mia parte oscura, cosa che mi capita di rado sul set o a teatro. Spero di poter fare altrettanto nella seconda stagione”.

In qualità di artista completo, che si occupa di tv, teatro, radio, libri e altro ancora, che consiglio darebbe ai giovani talenti?

“Se vuoi farti valere nel mondo dello spettacolo devi essere preparato, studiare. Unicità e preparazione sono i principali ingredienti per la ricetta del successo. Consiglio ai giovani di non rincorrere il successo effimero e i like sui social, perché sono temporanei. Basti pensare che di ‘Gomorra’ ricordiamo i veri talenti, come Marco D’Amore e alcuni altri, che alle spalle avevano studio e gavetta. Io ho avuto la fortuna di aver fatto parte dell’ultima generazione che ha imparato da maestri come Luisa Conte, Enzo Cannavale e Giacomo Rizzo”.

Ci lasci con la cosiddetta “chicca” finale.

“Il prossimo 20 maggio sarò in scena al Teatro Sannazzaro di Napoli in anteprima nazionale con un progetto che mi ha appassionato molto. Con il testo di Carolina Sellitto e di nuovo insieme ad Adriano Fiorillo, racconteremo la storia del noto eroe scientifico Ignác Semmelweis. Che, nella Vienna di metà XIX secolo, scoprì le cause della febbre puerperale, grave infezione che colpisce le partorienti. E che all’epoca, nel centro ostetrico dove Semmelweis operava, toglieva la vita a una donna su quattro. Il giovane dottore dedusse le cause di tale infezione tra l’ostilità dei colleghi, che ne respinsero le supposizioni circa la proliferazione, e cioè le mani infette dei medici che operavano sulle partorienti, e i metodi per la prevenzione, come un accurato lavaggio delle mani prima di entrare in sala parto. Deriso e lasciato morire in manicomio, anni dopo le sue teorie sono state riconosciute. Dopo l’anteprima nazionale al Sannazzaro, porteremo il testo e la storia del dottor Semmelweis nelle Università italiane, presso le Facoltà di Medicina. Ne sono davvero onorato”.

 

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