Casertano, autore e interprete di “Gemito”

Renato Aiello

Scritto durante il lockdown, “Gemito, l’arte do pazzo”, in scena fino all’1 maggio 2022 al Piccolo Bellini di Napoli, è frutto di numerose ricerche, uno studio appassionato e approfondito da parte del suo autore Antimo Casertano, anche regista e interprete dello spettacolo. Una prova d’attore importante per Casertano e per Daniela Ioia nei panni di Annina, moglie di Gemito sul palco e compagna dell’attore nella vita, nonché per Luigi Credendino e Ciro Kurush Giordano.

Antimo Casertano protagonista

Casertano, il suo Vincenzo Gemito sul palco è una sorta di pazzo buono, giusto, forse anche lucido a tratti, ossessionato dalla ricerca della perfezione ma anche in lotta contro la mediocrazia e la logica commerciale che già allora stavano colpendo il mondo dell’arte.

“Assolutamente sì, nel suo periodo in manicomio e di reclusione domestica ha sempre avuto chiaro l’obiettivo di non svilire la sua arte, di non vendersi e svendere il proprio talento – a torto o ragione poco importa -, e questo però ha determinato la sua deriva e il tormento interiore. Per certi versi il seme di Gemito si è quasi trasferito in me e ha spinto a parlare della mia stessa esigenza artistica di espressione e creazione attraverso le sue parole”.

Come si è avvicinato al personaggio?

“L’ho fatto nel periodo di marzo – aprile 2020, condividendo con lui lo stesso sentimento di chiusura nei confronti del mondo, dettato allora dalle restrizioni per il covid-19, e risalendo ai diari del suo periodo trascorso in manicomio e della clausura ventennale cui si era condannato di fatto. È stata soprattutto la mia compagna a convincermi nella stesura della prima bozza”.

Una drammaturgia che ha aspettato un anno per vedere finalmente la luce su un palcoscenico e che ora si confronta con le riaperture e la ripartenza del settore teatrale.

“Il teatro sta parzialmente e lentamente recuperando il tempo perduto e tutte le programmazioni saltate. La speranza di una ripresa c’è sempre ma auspico in particolar modo uno sguardo nuovo verso le compagnie giovani come la nostra: maggiore attenzione alle minoranze, ai piccoli, a chi ha meno possibilità economiche e parte svantaggiato, ma che ha lo stesso diritto di affermarsi e crescere dei grandi, come insegnava Pasolini. Dalle minoranze partono i messaggi e le riforme migliori”.

(La foto è di Nina Borrelli)

 

 

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