Se vi fosse ancora bisogno di provare l’ispirazione e il talento che guidano da quarant’anni un gruppo storico come Le Orme basterebbe ascoltare il nuovo album “La Via della Seta” (Live Music, 2011), concept che cuce idealmente i grandi dischi del passato con il futuro, multietnico e polifonico del gruppo. Una copertina raffinata e antica che segna la rotta del viaggio attraverso suoni ricercati e testi poetici completa il progetto. L’incontro tra culture, popoli che hanno nel dna la sete di conoscenza, lunghi viaggi di scambi commerciali che hanno legato etnie e religioni apparentemente tanto diverse è il leit motiv di un cd sapiente connubio di sonorità moderne nelle incursioni rock, classico nel respiro dei brani, etnico nella ricerca dell’approdo all’Oriente. Appaiono sulla Via della Seta “il sogno di Eurasia e quello di Marco Polo, la storia degli uomini che hanno inventato il mondo, la storia dei sogni, la via del dialogo, la via ritrovata, storie meravigliose, strade infinite, un’alba diversa”, scrive Guido Bellachioma direttore artistico del progetto nel booklet color rosso e giallo ocra, raffinato art work in perfetto stile con i precedenti dischi e cd del gruppo. “Il romanzo di Alessandro”, “Verso Sud”, “Mondi che si cercano”, “29457, l’asteroide di Marco Polo”, “La prima melodia”, “la Via della Seta” e le altre composizioni dell’opera sinfonica sono tappe di un unico viaggio sonoro e filosofico.
Nell’album suonano Michi Dei Rossi, batteria, campane tubolari, glockenspiel, timpani, bhayan; Michele Bon, hammond, synth, tastiere, piano, cori; Fabio Trentini, basso, chitarre acustiche, dulcimer, sitar elettrico, cori; Jimmy Spitaleri, la carismatica voce; William Dotto, chitarra elettrica; Federico Gava, piano, synth, tastiere. I brani sono di Michi Dei Rossi, l’unico della storica formazione, Michele Bon, ormai nel gruppo dal ’90 e i testi sono di Maurizio Monti.
“Nuove storie di pace, nuove comunità, un altro universo ne siamo agli albori. Nuova vita e la mente contro le avversità, un tempo di amore, di nuove preghiere”, recita una strofa di “Incontro dei popoli”, nell’album prog sinfonico di ampio respiro che non fa rimpiangere il grande passato, perché il gruppo che ieri faceva tendenza e cambiava per sempre, con Banco, PFM, Area e pochi altri la concezione della musica, oggi è un classico, maestro di stile e ancora capace di innovare con coerenza.