di Andrea Di Maso
La collezione Peggy Guggenheim di Biennale Arte Venezia dedica fino al 16 settembre 2024 la prima grande retrospettiva dedicata al genio dell’artista francese Jean Cocteau (1889-1963) dal titolo: “La rivincita del giocoliere”.
La prima opera è un fotomontaggio creato nel 1949 dal fotografo Philippe Halsman che ha, come protagonista Jean Cocteau, come una sorta di divinità dalle sei braccia: una che regge una penna, una un pennello, una un libro aperto, un’altra un paio di forbici, una la sigaretta e la sesta è libera.
Chi è Cocteau? Un pittore, un disegnatore, un muralista, un grafico, uno scrittore, un drammaturgo, un poeta, un regista di teatro e di cinema, un designer di gioielli e tessuti. Un talento multiforme, ma spesso criticato dai suoi contemporanei, considerato un saltimbanco, un artista senza talenti. Questo suo eclettismo lo ha portato alla sperimentazione continua e alla versatilità, diventando uno degli artisti che ha lasciato un segno indelebile nell’arte.
La rivincita del giocoliere si articola su diversi temi che toccano tutta l’opera di Cocteau: l’Orfeo, la poesia, l’eros, il classicismo, Venezia e Peggy Guggenheim, il cinema e il design.
L’Orfeo è un tema molto amato da Cocteau e adatta la storia più volte durante la sua vita. Nell’opera teatrale “Orfeo” del 1926 e nella trilogia di film: “Il sangue di un poeta” (1930), “Orfeo” (1950) e “Il testamento di Orfeo” (1960). L’elemento che accomuna queste opere è lo specchio, che rappresenta il confronto e il passaggio dalla vita alla morte.
Cocteau scrive a 18 anni la sua prima raccolta di poesie dal titolo: “La lampada di Aladino”, entusiasmando il pubblico parigino.
Nel suo primo film “Il sangue di un poeta” che non come un susseguirsi di parole, versi e strofe, ma esiste poésie de théatre (teatro), poésie de roman (romanzo), poésie graphique (disegno), poésie critique (saggistica) e poésie cinématographique (cinema). Cocteau rifiuta il limite di esprimersi attraverso una sola forma d’arte.
Durante la sua vita, non dichiarerà mai apertamente la sua omosessualità, ma non nasconderà le sue frequentazioni e i suoi amori). In mostra è presente una copia de “Il libro bianco”, pubblicato nel 1927, è la narrazione poetica della propria omosessualità, pubblicato in forma anonima.
Cocteau è affascinato dall’antichità classica vista però in modo anacronistico e ironico.
LA MOSTRA
La mostra dedica un’ampia parte a Venezia e al rapporto che Cocteau ebbe con Peggy Guggenheim. La prima esposizione di Peggy Guggenheim si inaugurerà a Londra nel 1938 ed è proprio di Jean Cocteau.
Sicuramente la fama internazionale di Cocteau è legata al mondo del cinema. Egli afferma che “L’ipnosi collettiva nella quale l’ombra e la luce immergono il pubblico cinematografico somiglia molto a una seduta spiritica”. Infatti film come “Orfeo” (Premio della critica internazionale alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1950). O “La bella e la bestia” (al Festival di Cannes nel 1946) spingono lo spettatore in un mondo non reale e fiabesco, perdendosi nell’estasi e nell’incanto.
La sua opera teatrale “La voce umana”, diventerà un film diretto da Roberto Rossellini e interpretato dalla grande Anna Magnani.
Realizzerà anche lavori legati al design per gioielli. Nella mostra è presente un pezzo disegnato in occasione della sua elezione all’Académie Française tra gli “Immortali”: una spada in oro, argento e pietre preziose che lo consacra genio poliedrico.
INFO
Ingresso: Intero 16 euro, senior euro 14, studenti euro 9, bambini gratuito. Il biglietto dà diritto all’ingresso alla Collezione e alla mostra
(In copertina i manifesti dei film più famosi di Cocteau)