Al Piccolo Eliseo Patroni Griffi di Roma è in scena fino al 21 febbraio Mi chiamo Antonino Calderone testo di Dacia Maraini interpretato da Pino Caruso che ne cura anche la regia.
Dice la Maraini che affronta sempre con coraggio temi di riscatto e giustizia: “Un assassino può suscitare simpatia? A volte sì, se assistiamo alla sua trasformazione, se seguiamo da vicino il travaglio che lo abita e lo riempie di dolore”.
Quest’uomo è Antonino Calderone, mafioso appartenente alla famiglia catanese, sopraffatto dalla violenza e dalla rapacità dei corleonesi che a furia di brutalità cieca e delitti spietati, hanno preso in mano la criminalità organizzata siciliana”.
“Mi chiamo Antonino Calderone. Ho cinquantasei anni e ho molte cose da dire sulla mafia”. Comincia così la confessione di uno dei più noti boss pentiti e allo stesso modo inizia il nuovo testo teatrale di Dacia Maraini, scritto per lo Stabile di Palermo e ispirato al volume “Gli uomini del disonore” di Pino Arlacchi.
Giovanni Falcone più volte ascoltò le impressionanti rivelazioni che portarono a numerosi arresti. Pino Caruso considera il caso Calderone più che un fatto giuridico, un evento umano. E’ un pentito vero, cosciente delle atrocità commesse. E sulla sua coscienza dormiente e risvegliata e su quest’anima finalmente ritrovata, che ha incentrato lo spettacolo.