Conflitti e consapevolezza

Angela Matassa

Accabadora, colei che uccide, che pone fine alle sofferenze dei moribondi. Per pietà. Si racconta di questa figura nelle zone rurali della Sardegna, solitamente una donna, che finiva i moribondi, con un martelletto o con un cuscino. E’ lei la protagonista dell’omonimo fortunato romanzo di Michela Murgia, che diventa spettacolo nella messinscena di Veronica Cruciani, per la drammaturgia di Carlotta Corradi.

Il dramma di Maria, bambina rifiutata dalla madre naturale e adottata dalla Tzia Bonaria Urrai, accabadora di Soreni, un paesino immaginario, arriva in palcoscenico. “E’ un pezzo di Maria che mancava”, afferma la Murgia. Infatti la protagonista, interpretata da Monica Piseddu, nella drammaturgia è ormai adulta e torna al paese natale per finire la moribonda amata madre adottiva. Nelle tre notti in cui resta al capezzale di Bonaria, Maria racconta la sua vita. Tra ricordi, conflitti, prove, fino alla consapevolezza racchiusa nel gesto finale: l’uccisone della Tzia.

Su una scena grigia (di Barbara Bessi), spazio mentale, con al centro una ferita dalla quale Maria tira fuori vestiti e oggetti, e sulla quale viene a tratti proiettato il suo doppio, in una interpretazione psicoanalitica, Monica Piseddu rende una buona prova attoriale, sostenuta nel racconto monologante da pochi oggetti scenici e dai suoni di Hurbert Westkemper. In poco più di un’ora si snoda la vicenda, dall’arrivo di Maria al paese, quando racconta (a se stessa o alla zia?) dello sconforto provato quando ha scoperto che la madre era l’accabadora, della fuga per questo motivo, del ritorno per la sua malattia e della decisione, infine, dopo aver conflitto con il suo cuore, di ucciderla. Per amore. Per pietà.

Una pièce a tratti coinvolgente a tratti priva di ritmo, che non riesce a provocare la commozione e l’empatia con la protagonista. Una storia che parla dell’amore conflittuale tra madre e figlia, di eutanasia e adozione, e che va in scena a Napoli proprio nel momento in cui in Italia è approvata la legge sul bio-testamento. Argomento molto controverso, dibattuto e discusso negli ultimi anni, sia tra i laici che tra i cattolici.

Quel che m’interessa – afferma la Cruciani – è raccontare l’uomo nella sua complessità e lasciare domande e interrogativi dopo lo spettacolo”. Michela Murgia, dal canto suo, afferma che il Mondo cattolico non è chiuso come solitamente si pensa e che “nella Bibbia è scritto anche…”.

Al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli fino a domenica 17 dicembre.

 

 

 

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