Co’Stell’Azioni: con le anime nel mondo dei morti

Redazione

Continua l’omaggio alla poetica di Enzo Moscato da parte di Casa del contemporaneo, che aveva avviato il progetto We love Enzo. Dal 19 al 21 gennaio 2024, la rassegna prosegue con Cristina Donadio, che presenta in Sala Assoli Co’Stell’Azioni, con Vincenza Modica e Enza Di Blasio.

Lo spettacolo, dell’anno 1995/1996, fu ispirato dall’installazione in Piazza del Plebiscito a Napoli, dell’incantata, bianca, Montagna di sale di Mimmo Paladino. In un intreccio con un’altra opera dell’autore, Sull’ordine e il disordine dell’ex macello pubblico.  Poetico pensiero teatrale dedicato al più carnale e intimo sconvolgimento politico che mai abbia colpito Napoli: la Rivoluzione Giacobina del 1799.

Enza Di Blasio in Co’Stell’Azioni

Saremo anime vedette – spiega Cristina Donadio – e queste anime faranno da apripista al mondo dei morti, che improvvisamente irrompe in quello dei vivi. Ma chi sono questi morti? Sono i martiri della rivoluzione del 1799, sono le anime che raccontano frammenti di quella storia. Il teatro di Enzo è fatto di schegge, schizzi e porteremo in scena gli schizzi di quella rivoluzione declinati al femminile.

Ancora una volta, portare in scena i testi di Moscato sarà un viaggio. Enzo ci ha insegnato a viaggiare nelle parole, quelle scritte e quelle dette. E ora siamo in Mare aperto, guardando le costellazioni, con Enzo che è una costellazione e quindi è lì».

«Il senso di continuare di We love Enzo è nell’idea stessa del teatro, perché il teatro è quella cosa che continua a vivere al di là degli avvenimenti – continua l’attrice. La scomparsa di Enzo è solo un mutamento, e come raccontava lui stesso, il mutamento e l’assenza non sono altro che poesia; quindi, adesso, Enzo è il suo pensiero poetico, politico, etico, esistenziale. E il suo pensiero non può essere interrotto. Da qui la necessità di continuare, senza nulla togliere alla gioia insita in questo progetto. We love Enzo è un modo per esprimere tutto l’amore, la gratitudine, la riconoscenza e la felicità di potersi appropriare dei testi di Moscato. Questo è stato l’anno scorso e questo continua ad essere quest’anno. In questo momento, certo, si avrebbe bisogno di stare chiusi a riflettere sulla portata di questa assenza, ma viverla in palcoscenico, per me, ha un valore ancora più profondo».

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