“Cravattari al Cimitero delle Fontanelle

Maresa Galli

Il Cimitero delle Fontanelle di Napoli viene restituito alla città con la messa in scena dello spettacolo Cravattari di Fortunato Calvino, inserito nell’ambito delle iniziative culturali per l’anniversario delle “Quattro Giornate di Napoli”. Nell’ambito dell’Estate a Napoli 2017 promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, Metastudio89, in collaborazione con Napoli Sotterranea, riporta alla ribalta il dramma delle vittime degli strozzini. Scritto ventitré anni fa, pluripremiato, è il primo testo ad aver affrontato in scena la piaga dell’usura, e non poteva che essere ambientato nel sottosuolo, nella Napoli sotterranea, quella del sommerso, delle ombre malvagie, del buio e della disperazione. Ha scritto in proposito Tano Grasso: “Mi viene di pensare a Delitto e castigo di Dostoevskij. Calvino ci riporta a questo mondo, ma allo stesso tempo ci fa intravedere una via d’uscita: in fondo non è tanta la distanza che separa la Napoli del sottosuolo da quella straordinaria e solare di ogni giorno”. Attraverso la discesa agli Inferi di una famiglia, lentamente ma inesorabilmente distrutta dall’usura, l’autore scevera il dramma di Rosa, delle tante Rosa destinate a soccombere, a rintanarsi nel sottosuolo, a diventare esse stesse ombre con l’unica compagnia della memoria, di ossessioni diventate più reali del reale. L’attuale cast è composto da Antonella Morea, Rosa Fontanella, Laura Borrelli, Gioia Miale, Pietro Juliano. Firma le scene Clelio Alfinito, i costumi Anna Maria Morelli; il disegno luci Renato Esposito. Regia di Fortunato Calvino; assistente alla regia Stefano Ariota. Negli anni, sempre ottimi attori si sono cimentati con Cravattari. Bravi gli interpreti, in primis Antonella Morea, perfida usuraia priva di scrupoli, di qualsivoglia umana pietà. Purtroppo quello di Calvino è ancora un testo attuale e l’idea di riportarlo nel sottosuolo, scenario unico e appropriato, è perfetta. Mantriche canzoni in sottofondo, colonna sonora originale scritta da Enzo Gragnaniello, completano lo spettacolo di denuncia, urlo, di speranza (forse) ma sempre fuori di retorica. Successo ad ogni replica.

 

 

 

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