È uno spettacolo emozionale Co’Stell’Azioni, la messinscena diretta è interpretata da Cristina Donadio alla Sala Assoli di Napoli (fino a domenica 21 gennaio 2024). L’omaggio a Enzo Moscato, in cartellone già prima della sua recente scomparsa, ha un senso ancora più profondo e pregnante in questi giorni nel teatro, che lo vide autore, attore, creatore di parole e di emozioni.
Accompagnata in scena da Vincenza Modica con Enza Di Blasio (che recita, suona e canta), Cristina Donadio, una delle voci iconiche del drammaturgo partenopeo, ha riportato sul palco la poetica di Moscato, con pochi elementi: tre costumi simili e identificativi seppur differenti per le interpreti, sedie e microfoni. Mentre al centro domina il cappio dei tanti intellettuali e pensatori impiccati del moto dei napoletani all’epoca dei giacobini. Quando la rivoluzione partenopea portò alla truculenta morte anche Eleonora Pimentel Fonseca.
Lo spettacolo nacque nel 1995/96, ispirato dall’installazione in Piazza Plebiscito, dell’incantata, bianca Montagna di sale di Mimmo Paladino. Testo che s’intreccia al lirismo di “Sull’ordine e il disordine dell’ex macello pubblico”, che narra di quell’ “intimo sconvolgimento politico”, che colpì Napoli nel 1799.
Significativo è il ruolo delle donne nelle vicende raccontate o riscritte da Moscato, figure forti e necessarie all’evoluzione delle situazioni. Anime vaganti, che conducono i vivi nel regno dei morti, ai quali l’autore ha sempre aperto le porte dell’immaginazione e dell’emotività. Ponendo l’accento sul difficile confine tra vivi e defunti, tra parola e sua negazione, libertà e prigionia, come pure sulla “necessità di scavalcarlo”.
L’emozione sale quando, nella sala buia, risuona la voce di Moscato, che recita pezzi dei suoi scritti, cita Anna Arent e Antonin Artaud, che fu uno dei suoi ispiratori.
Da una battuta all’altra, dalla presenza forte delle tre interpreti, sotto i giochi di luce di Simone Picardi, si snoda il reading, recitato con passione e con la consapevolezza dell’eredità che Moscato ha lasciato nello suo spazio e ai suoi interpreti. Con un finale di contemplazione e di esplosione sulle note della musica dei Pink Floyd.