Un romanzo pubblicato nel ’68 e un film omonimo scandalizzarono il pubblico benpensante e la censura dell’epoca: parliamo di “Teorema” di Pasolini – lo straniero, straniante, è elemento di rottura di insopportabili convenzioni, di finti equilibri, di un modello familiare posticcio e segregante. E sul significato di straniero, sul concetto di identità lavora l’artista cino-singaporese Ming Wong. Il suo lavoro, una chicca del Napoli Teatro Festival Italia, trova la cornice ideale al Pan e allo studio Trisorio. Devo partire domani è il titolo dei suoi cinque video, proiettati su cinque schermi divisi per stanze, per collocarvi in ognuna un personaggio. “Da una parte – spiega Wong – lo sconosciuto seduttore; dall’altra parte il padre, la madre, la figlia e il figlio. Tutti personaggi che io interpreto trasformandomi completamente sia nei ruoli maschili che femminili. Il film si avvale della partecipazione di un’amica trans napoletana, Lia Pastore”.
Molto forte la suggestione di Napoli che ha enormemente suggestionato l’artista, con il Vesuvio, Scampia, il Museo Nazionale, centro e periferia, colori rosso fuoco come la materia vulcanica, come le passioni che ci trasformano. “Io voglio essere quello straniero al quale è negato l’accesso” – spiega Ming Wong, entusiasta di Napoli e della sua storia. Racconta, con grande sensibilità, di dover mantenere un certo distacco, perché è diversa la lente che legge la città dal di fuori da quella di chi ne vive il quotidiano. E lui si sente già un po’ napoletano. Di sicuro Wong riprende quasi fedelmente il film di Pasolini, per lui solo “il Poeta”, con i suoi personaggi che ricordano attori del calibro di Laura Betti nei panni della governante, Silvana Mangano, Massimo Girotti, Ninetto Davoli. Le prime due parti dei filmati di Wong sono identiche; la terza parte, una sorta di rivelazione, racconta l’avvenuto mutamento – se il padre, denudandosi delle incrostazioni borghesi, del non suo, regalerà la fabbrica agli operai (incredibile l’ambientazione nella dismessa Bagnoli, archeologia industriale), la governante, semplice e ignorante, diventerà una santa. Potenza della verità, che rende liberi, superando la bruttezza morale di vuote esistenze che attraversano il deserto – nel dolore la speranza di una rinascita.