Danilo Rovani e il suo Baraccone

Maresa Galli

Il 23 aprile, alle 20.30 e il 24 aprile 2022, alle 18.30, al teatro ZTN di Napoli debutta in anteprima nazionale lo spettacolo musicale “Baraccone clandestino”. Firma drammaturgia e regia Danilo Rovani, in scena con Cosimo Alberti, Sonia de Rosa, Luca Lombardi; le musiche sono arrangiate ed eseguite dal vivo dal maestro Pasquale Ruocco. Danilo Rovani è autore, regista e attore poliedrico, capace di alternare teatro e cinema, televisione e radio, legati da un filo conduttore: la qualità nelle scelte.

Al teatro ZTN presenta Baraccone Clandestino, il suo “avanspettacolo di resistenza, uno scalcagnato viaggio nell’anima di commedianti afflitti”: può l’arte combattere i soprusi e come?

“Da secoli l’arte si è opposta ai soprusi e le ingiustizie, che provenissero da un governo o da un contesto sociale. Mi viene in mente Picasso con “La Guernica” o, condizione attualissima, i cantanti lirici di Russia e Ucraina che si abbracciano sul palco al termine dell’opera. Il compito dell’arte è sensibilizzare, richiamare i sentimenti, fare sorridere, ridere, commuovere, indispettire, pensare. Tutto questo in piccolo è ciò che provo a raccontare con “baraccone”, in cui un manipolo di artisti bistrattati si oppone a chi ci vuole incasellati e omologati ad un pensiero sterile e non produttivo”.

Cosa ha ispirato il suo nuovo lavoro teatrale? Parliamo di società distopiche, orwelliane o di realtà che viviamo?

“Un po’ tutta la condizione recente che abbiamo vissuto. Non volevo fare uno spettacolo che parlasse della pandemia, credo sia stata fin troppo nella vita di tutti noi. Però sono partito mentalmente da tutte le difficoltà e tutti gli obblighi a cui siamo stati costretti. Chiunque, che si tratti di artisti o altro, ha vissuto un’esperienza unica e irripetibile; chiusi in casa, con i luoghi di interesse e di aggregazione serrati, il distanziamento sociale. Tutto questo per l’anima è stata una vera prigionia”.

Qual è la colonna sonora affidata al maestro Pasquale Ruocco?

Danilo Rovani

“Trattandosi di un “avanspettacolo” di resistenza, con Pasquale abbiamo lavorato su brani originali, con testi scritti da me e brani della tradizione. Tutto parte come un vero e proprio spettacolo da ribaltina per poi man mano scendere nelle interpretazioni più intime. Quindi gli spettatori potranno ascoltare macchiette, canzoni classiche, inediti e vere e proprie gag del passato. Oltre a monologhi e dialoghi e un piccolo revival di un’altra forma di spettacolo dimenticato, la sceneggiata”.

Lei è stato diretto da registi del calibro di Proietti, Lavia, Martone, Carpentieri, Manfrè: con quali hai avuto maggiore affinità?

“Con Martone ci ha sempre legato anche una grande simpatia e amicizia nata durante il primo lavoro in cui mi scelse, “I dieci comandamenti” di Raffaele Viviani, esperienza meravigliosa. Come attore, però, ovviamente, gli anni passati con Proietti mi hanno formato profondamente. Ho imparato tantissimo, soprattutto dai suoi racconti quando si tratteneva con noi dietro le quinte durante le repliche al Globe che inaugurammo con “Romeo e Giulietta”. Aver lavorato con un vero e proprio mostro sacro è stato un dono”.

 

 

 

 

 

 

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