David Pountney al Teatro San Carlo di Napoli

Maresa Galli

Una scena di Charodeika

Un grande regista inglese che ha diretto opere in prima mondiale, anche librettista e traduttore, David Pountney, dal 17 al 25 febbraio, metterà in scena al Teatro San Carlo di Napoli “L’Incantatrice”. Per la prima volta verrà rappresentata in Italia l’opera “Charodeika”, conosciuta come la “Maliarda”, composta da Pëtr Il’ič Čajkovskij nel 1887. Terzultimo titolo del compositore russo, è un’opera della maturità che precede “La Dama di Picche” e “Iolanta”. Pountney, direttore artistico del Welsh National Opera, due volte insignito del Laurence Olivier Award per le sue regie, Chevalier des Arts et des Lettres in Francia, spazia dalla classica alle opere inedite, come quelle di Maxwell Davies e di Philip Glass, del quale ha diretto tre premiere, “un uomo molto intelligente e simpatico la cui musica è una necessità”, spiega. La sua “Charodeika” è stata un successo, quindici anni fa, al Teatro Mariinskji di San Pietroburgo e al Sao Carlos di Lisbona.

Opera in quattro atti su libretto di Ippolit Vasil’yevich Shpazhinsky, tratto dalla sua tragedia omonima, sarà diretta da Zaurbek Gugkaev; firma le scene Robert Innes Hopkins, i costumi Tatiana Noginova, la coreografia Renato Zanella. Rosanna Purchia e Paolo Pinamonti, in conferenza, presentano l’opera di Čajkovskij, una grande opera del compositore, un atto coraggioso per il Massimo, vera e propria sfida poiché in Italia non si è mai vista. Tutti coloro che amano “Onegin”, il balletto lo “Schiaccianoci”, ameranno anche questo lavoro della maturità del compositore che la ambientò nel XV secolo. “L’ho immaginata – spiega Pountney – nell’ ‘800, all’epoca di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Il testo denuncia l’ipocrisia della società del XIX secolo, con le famiglie costrette in rigide regole morali mentre invece gli uomini intrattenevano relazioni illecite. Proprio Charodelka è un donna accogliente, di grande apertura mentale ma mai volgare, quasi una Carmen russa”.

David Pountney

Dunque il regista mette in scena due ambienti, apparentemente lontani “ma che parlano la stessa lingua”: la famiglia, formale, ipocrita, “che non funziona bene, e potrebbe essere quella dei Romanov; il sacerdote corrotto somiglia a Rasputin, e il ministro Mamirov è un maniaco religioso represso”. L’altra famiglia, non rispettabile, invece funziona molto bene. Kuma, che accoglie gli uomini nella sua locanda per farli sentire a proprio agio, non è “maliarda”, aggettivo indicato per una donna più anziana, disonesta, ma è l’incantatrice, che sa ascoltare, onesta e dignitosa. Si innamorerà del giovane figlio del Principe che la brama, Yuri, e centrale è la scena del duetto tra i due innamorati. Centrale è anche la scena della cena familiare, che mostra una famiglia disfunzionale, si direbbe oggi, con inquietudini prese in prestito da Ibsen e Strindberg. “Questa musica – conclude Pountney che ama presentare opere e lavori inediti senza modernizzarli –   è uno scrigno di tesori spesso dimenticati. Ecco perché è importante rappresentarli. Charodeika è un’opera meravigliosa, elegante, indicata per il pubblico del çirico partenopeo”.

 

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