Dead-line in concorso alla Biennale di Venezia

Maresa Galli

Il lockdown ha prodotto anche preziose realtà artistiche, come Electroshocktherapy – EST, il collettivo fondato da Ilaria Delli Paoli, psicologa, attrice, organizzatrice teatrale, Paky Di Maio, musicista e sound designer e Francesco Zentwo Palladino, designer e visual artist. Nascono dall’incontro performance multimediali, ibride che fondono teatro, musica elettronica e visual art. Ilaria Delli Paoli racconta il progetto Dead Line.

Lunedì 19 febbraio sarete tra i dieci finalisti in gara alla Biennale di Venezia con “Dead Line”.

“Sì, siamo in finale per il bando internazionale College Teatro 2024, performance site specific. Il concept è bianco/nero, “Niger et Albus”. Per noi è il terzo anno di fila che partecipiamo. Il primo anno abbiamo presentato lo studio “Lose Control”, con videoproiettori che però non sono visibili all’aperto e le performance si tengono nei Campi veneziani. Stesso discorso per la seconda partecipazione, con lo studio “Disintegrazione”, nel quale ero in scena con la ballerina Roberta De Rosa. Anche lì il monitor non era indicato all’aperto. Ci siamo adattati alle richieste ma senza snaturare la libertà creativa del nostro collettivo. Quest’anno presentiamo “Dead Line”, 20 minuti di performance divisa in due blocchi, sul fine-vita e sull’identità di genere. È la nostra risposta al tema, anche se non crediamo nel bianco e nero ma nel grigio, nelle sfumature, specie sul fine-vita”.

Ilaria Delli Paoli

Come si svolge la performance? Si è ispirata anche a Sarah Kane?

“È una performance immersiva, con la musica live di Paky. Francesco ed io siamo separati da teli di plastica trasparenti, con lui da un lato che disegna con gli spray sulle pareti ed io che sperimento movimenti sulla mia voce con l’utilizzo di un dispositivo-anello dell’onda sonora, “wave”, per la prima volta adoperato per la voce. La plastica crea un divisorio, una barriera che noi ci creiamo. Ci consente di vedere l’altro, la fragilità. Non è un muro così forte. Sarah Kane è la mia musa da sempre. Da psicologa, la mia interpretazione va oltre il suo lavoro teatrale. Mi affascinano il suo dramma interiore e il modo in cui utilizzava la scrittura. Soprattutto il lavoro sul fine-vita si ispira alla sua morte”.

Con “Disintegrazione 2.0” il 31 maggio sarete in scena al Teatro della Limonaia di Firenze.

“Si tratta di una performance multimediale dal vivo, che interpretiamo in tre. Siamo ingabbiati in una struttura cubica e immersi nelle videoproiezioni”.

Categorie

Ultimi articoli

Social links

Notizie Teatrali © All rights reserved

Powered by Fancy Web