Delirio fantastorico

Anita B.Monti

Enzo Moscato
Enzo Moscato

Una coppia insolita per il nuovo lavoro di Enzo Moscato, autore, regista e interprete, di Grand’Estate. Un delirio fantastorico, 1937/1960…ed oltre. In scena al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli dal 6 al 10 aprile.

Con lui sul palcoscenico, infatti, c’è Massimo Andrei, anch’egli narratore di favole e storie senza tempo, ma attor comico e satirico, dai tempi teatrali diversi. Moscato e Andrei danno vita a diversi personaggi, alle prostitute dei casini cittadini, alle donnine dai nomi suggestivi, vestono i panni di Sciuscetta, Poppina, Asor Viola, Lattarella, D.D.T., Fraulè Doktor ed altre ancora.

Un viaggio di voci e corpi, attraverso i decenni nella storia dei bordelli e delle case chiuse (definitivamente dalla legge Merlin), fino alle moderne prostitute, altrimenti e notoriamente dette escort. Un testo che è anche un gioco di lingue e linguaggi con cui il drammaturgo partenopeo si esprime e si rende riconoscibile riportando alla mente altre opere, da Luparella a Cartesiana a Little Peach. Nessun tradimento, dunque, in questo nuovo testo che Moscato sceglie d’interpretare con Massimo Andrei, per rappresentare ancora una volta la sua Napoli, la sua lingua immortale, la sua lotta quotidiana.

Due tarde epigoni delle Segnorine di un temp: ‘Tutte ‘e sere’ e ‘Messa in Piega’, all’ interno di un fatiscente club per avvinazzati ex reduci di tutte le guerre, rimemorano con enfasi le gesta delle loro antiche ave e decidono di scrivere al presidente Napolitano, affinché istituisca finalmente un ‘D. Day’, o giorno memoriale, in onore delle eroiche prostitute di una volta.

Massimo Andrei
Massimo Andrei

«Grand’Estate – scrive Moscato in una nota – è una strana pièce, la cui compiuta comprensione sfugge persino a me stesso, che, verosimilmente, devo esserne stato, in qualche modo, l’estensore. E’ un lungo tracciato di parole, con i piedi in una sorta di epilogante-teatrino-night club anni ’60 e il resto del corpo in una divertita/divertente soluzione mordace, avente i tratti del racconto plebeo-picaresco, linguisticamente in bilico tra il napoletano, l’italiano e un caleidoscopico ‘residuato’ di altri idiomi indo-europei».

Con Giuseppe Affinito, Caterina Di Matteo, Gino Grossi, Francesco Moscato, Giancarlo Moscato, Peppe Moscato. La scena e i costumi sono a cura di Tata Barbalato, le musiche originali di Claudio Romano, il disegno luci di Cristina Donadio, le ricerche musicali di Teresa Di Monaco.

 

 

 

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