Duilio Meucci

Maresa Galli

Torna per il secondo anno “Babelicantes – La Langue Musicale”, il format realizzato dall’associazione Talenti Vulcanici ed ideato e coordinato da Duilio Meucci, musicista, compositore e filmmaker che racconta ai lettori di NT la sua rassegna.

Maestro, com’è iniziato il suo viaggio artistico chiamato “Babelicantes”?

Idealmente nasce a partire da una suggestione che ho voluto condividere con Federica Castaldo (direttore artistico della Fondazione Pietà de’ Turchini, partner del Festival): l’idea è stata quella di creare un Festival che mettesse in relazione la musica con l’idea della musica, elemento dirimente nelle scelte di tutta la catena musicale, dal compositore, all’interprete, al pubblico. È un collegamento che troppo spesso si sottostima, ma che è alla base di tutto quello che facciamo in questo ambito, poiché il linguaggio artistico si compone di tante lingue diverse che riescono evidentemente a parlarsi aldilà di ogni comprensione. Ed è bello che quest’anno, a divulgare questa idea, non siano gli interpreti stessi ma intellettuali e musicologi che vivono da una prospettiva diversa l’evento musicale, e ne parlano non solo con competenza, ma anche e soprattutto attraverso la propria soggettività”.

Quali sono le novità rispetto alla prima edizione?

Nella scorsa edizione furono gli interpreti a parlare di musica, anticipando il concerto, con delle suggestioni personali ma anche con grande competenza rispetto al proprio repertorio. Avemmo quindi, tra gli altri, gli speech meravigliosi di Roberto Prosseda sulle lettere italiane di Mendelssohn, Andrea De Carlo ci ha parlato della movimentata vita di Stradella. E ancora Alberto Mesirca e Giacomo Palazzesi, e poi, ovviamente, i loro concerti.

Quest’anno abbiamo invece immaginato di dare la parola a quattro persone di pensiero che possano aggiungere una ulteriore prospettiva. Quindi avremo Frédéric Zigante e Kevin Swierkosz-Lenart che omaggeranno la figura di Angelo Gilardino, Marco Mauceri ci introdurrà al concetto di Danza, Stefano Valanzuolo tratterà del ‘sovraumano’ e infine Luca Ciammarughi parlerà dell’erranza dei grandi ‘vagabondi’ della musica. Un piano in più della Torre è stato costruito, e gli idiomi aumentano”.

Com’è nata la scelta dei protagonisti delle quattro serate?

“Oltre ad essere concertisti affermatissimi possiedono un’aura speciale: sono dei grandi comunicatori. E amano la musica. Non è scontato”.

Ogni evento sarà un’occasione di scambio musicale e non solo… Esattamente come si svolgeranno questi incontri tra performance e parole?

“Avremo l’opening act di un giovane talento, il talk e il concerto. Struttura semplicissima, la musica è sempre in primo piano, ma la riflessione ha un suo spazio dedicato importante, non è mai sullo sfondo, come spesso accade”.

Quali sono state le difficoltà più grandi nella preparazione di questa grande manifestazione e quali gli obiettivi e le aspettative?

“Le difficoltà sono state le solite di ogni evento che si snoda su più date: imprevisti, scadenze, indisponibilità, logistica, e tutto il repertorio che chi organizza e immagina trova sulla sua strada inevitabilmente. Ma tutto questo è stato brillantemente superato grazie all’esperienza di una struttura, l’Associazione Talenti Vulcanici, che in veste di produttore dell’evento, ha organizzato solidamente la rassegna e dato fiducia e campo libero a questa mia visione, affidandomi non poca possibilità di sperimentare. Per i 4 appuntamenti ci ospiterà la Fondazione Pietà de’ Turchini di Napoli in una delle sue sedi, la Chiesa di Santa Caterina da Siena”.

 

 

 

 

 

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