Ha inaugurato la stagione al femminile del Ridotto del Mercadante di Napoli, la Giovanna d‘Arco, opera in versi di Maria Luisa Spaziani, interpretata da Gaia Aprea e diretta da Luca De Fusco. La vera operazione che il regista ha compiuto sull’opera della poetessa torinese è “aver inventato la trasposizione teatrale del testo. E’ un lavoro interessante – spiega il direttore dello Stabile – perché racconta una storia in maniera poetica. Il romanzo popolare non è stato scritto per essere recitato, perciò, ho deciso di drammatizzare i versi che si prestano, invece, a essere detti”.
Nato nel 2000, come oratorio musicale, il progetto sul poemetto si è evoluto negli anni, come rappresentazione in un Castello, in cui l’attrice accoglieva gli ospiti-spettatori e, infine, con quest’ultima messinscena colloquiale e minimale che dà peso soprattutto alla “parola”.
La protagonista è una ragazza dai mille facce: è una santa oppure un’esaltata, una pazza o una furba. “Non ho scelto nessuno di questi aspetti in particolare, – spiega Gaia Aprea, che ha appena terminato le repliche di “Bernarda Alba” – perché sono tutti elementi che insieme formano il suo personaggio. Ma quel che amo della Giovanna di Maria Luisa Spaziani è la dimensione umana, l’angoscia e la solitudine che l’avvincono sono un aspetto affascinante. E la trovo molto contemporanea in quel suo mito mancato, in quello stato di sospensione nel quale vive. Scrive il poeta: come un Cristo non risolto”.
Dal canto suo, l’autrice dice: “Gaia sembra quasi predestinata a questo ruolo: è proprio la mia Giovanna”.
Ridotta “all’osso”, la regia mette in scena una donna che parla con gli spettatori, anch’essi illuminati come l’attrice, camminando nella sala e narrando le sue vicende. Uniche presenze, l’Angelo Michele e il fuoco. Non c’è musica, ma solo un rintocco di pianoforte (composto da Antonio Di Pofi) che segna i diversi momenti.
Personaggio controverso e disegnato dalla letteratura di tutto il mondo, la Pulzella d’Orlèans qui scampa al rogo e finisce sposata al signore del Castello. “Resta una figura straordinaria per la sua capacità di guerriera e condottiera di un esercito di uomini a soli diciassette anni, e per aver compiuto a diciannove l’impresa più difficile: risollevare le sorti della Francia. Ancora oggi – commenta De Fusco – è un fenomeno inspiegabile”.
Lo spettacolo resterà in scena fino al 20 novembre.