Elio Germano al Teatro Festival

Maresa Galli

Il sogno di una cosa” è un debutto del Campania Teatro Festival, una lettura con musica sul primo esperimento narrativo di Pier Paolo Pasolini. A dare vita teatrale al romanzo tra i meno conosciuti di Pasolini uno dei protagonisti più espressivi e più amati del cinema italiano, Elio Germano e Teho Teardo, brillante musicista e autore di colonne sonore di film.

Sul palco del Cortile della Reggia di Capodimonte raccontano una storia dolorosa, dimenticata, degli italiani di Casarsa, paese natio di Pasolini e di altre località friulane, del secondo dopoguerra, poveri, affamati che varcavano illegalmente la frontiera per cercare lavoro in Jugoslavia. In quegli anni difficili gli italiani erano i migranti. Pasolini lo scrive nel ‘48/49 ma attende il 1962 per pubblicare il racconto di emigranti che sognano di trovare lavoro e dignità ma anche di condividere gli ideali del comunismo.

Il romanzo si apre una domenica di primavera del 1948. Tre ragazzi friulani, Ninì, Eligio e Milio, scappano per costruirsi una nuova vita, chi in Svizzera chi in Jugoslavia, considerata come una sorta di paradiso per i lavoratori, in anni di miseria, di battaglie contadine, di lotte politiche, di sogni rivoluzionari, alle porte il boom economico e gli inevitabili compromessi per vivere.

Accompagnano la magnifica prosa pasoliniana suoni di sintetizzatori, filtri analogici, tastiere, campane, voci registrate. Prosa e musica elettronica magicamente fuse creano un’emozione forte che amplifica il dolore, le speranze, le disillusioni, la sfacciata voglia di vivere dei giovani, destinata a scontarsi con un’avara realtà. Ninì, Eligio e Milio e il loro sogno della Jugoslavia comunista tutt’altro che giusta e accogliente.

Elio Germano porta il pubblico, con la sua intensa lettura, nei luoghi che videro Pasolini giovane, in sogni nei quali riconoscere un Paese appena uscito dalla guerra, l’imborghesimento, l’amicizia, l’amore ma anche la rinuncia ai sogni che traghetta nell’età adulta fatta più di compromessi che di ideali da seguire.

Magnifico l’avvolgimento delle parole nel suono amniotico, a tratti sferzante, ricercato nei luoghi descritti nel testo, ben ideato da Teardo. Le voci registrate si diffondono nella sala e l’effetto è quello di un documentario proiettato al cinema e possiede la magia dei vecchi sceneggiati radiofonici. Un lavoro prezioso per celebrare il centenario del poeta friulano mai abbastanza ricordato.

 

 

Notizie Teatrali © All rights reserved

Powered by Fancy Web