Emoziona “Natale in Casa Cupiello” di Salemme

Maresa Galli

Quarantasei anni fa Vincenzo Salemme conosce a Cinecittà Eduardo De Filippo, quando registrava per la Rai “Natale in Casa Cupiello”. Lavora in seguito due anni con Eduardo e dodici con la compagnia di Luca De Filippo. Oggi, con grande emozione e rispetto, porta in scena il capolavoro eduardiano che ha esordito con successo a Orvieto e in scena a Napoli al Teatro Diana, con repliche fino al 17 dicembre 2023.

Salemme interpreta Luca Cupiello, intenso, delicato, poetico personaggio tutto dedito allo spirito del Natale e al suo presepe, baluardo di valori, di spiritualità, di tradizione e famiglia. Tutto intorno a lui si disgrega e la moglie Concetta, interpretata da Antonella Cioli, fa di tutto per minimizzare e nascondergli i drammi familiari.

L’affiatamento del cast è forte. Tutti bravi e perfetti nei loro ruoli Antonio Guerriero nei panni di Tommasino, Franco Pinelli in quelli di Pasquale, Vincenzo Borrino è Nicola Percuoco, Sergio D’Auria è Vittorio Elia, Fernanda Pinto è Ninuccia. Completano la compagnia Oscarino Di Maio, Agostino Pannone, Pina Giarmanà, Geremia Longobardo, Nuvoletta Lucarelli, Gennaro Guazzo, Marianna Liguori. Eduardo scrisse la commedia nel 1931, diventato un classico della tv italiana grazie alla Rai, alla storica versione del 1977 con Pupella maggio nel ruolo di Concetta, al fianco di Eduardo/Luca Cupiello e con Luca De Filippo, indimenticabile Nennillo.

La scenografia dello spettacolo, prodotto da Chi è di scena e Diana Or.i.s., è di Luigi Ferrigno, che riporta all’atmosfera e agli ambienti immaginati da Eduardo, ma trasportati negli anni ’50. I costumi sono di Francesca Romana Scudiero, il disegno luci di Cesare Accetta e le musiche di Nicola Piovani.

Salemme conserva il naturalismo eduardiano, le sue battute, aggiungendo poco altro, in linea con il proprio stile e i suoi tempi comici. Il rispetto per il Maestro è grande ma il protagonista/regista conferisce alla lettura eduardiana il proprio tocco, regalando una bella ed emozionante versione teatrale virata sulla comicità più che sulla tragedia.

“Volevo rappresentare il ricordo. Non il ricordo esteriore, non delle voci, dei gesti, dei ritmi, ma il ricordo dei sentimenti e delle emozioni che avevo provato quando, nel 1976, andai a vedere la commedia in teatro, assolutamente ignaro del mio prossimo futuro”, spiega Salemme.

Alla prima, teatro colmo di giovanissimi e di molti attori, alcuni famosi protagonisti del teatro e del cinema eduardiano.

 

 

 

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