
Molti intellettuali, manager, artisti, giornalisti, medici, registi napoletani, dagli Anni Quaranta in poi, hanno lasciato la propria città, in una sorta di esodo forzato o di “diaspora napoletana”, come la definì Antonio Ghirelli. Purtroppo le condizioni non sono migliorate. Anzi. Tanto è vero che le statistiche relative ai giovani campani parlano di una vera migrazione intellettuale che ha impoverito il tessuto culturale della città, privandola di moltissime intelligenze.
Per fortuna, però, possiamo registrare che esiste a Napoli una nutrita compagine formata da

professionisti, imprenditori, artisti della vecchia generazione che, nonostante le difficoltà di ogni genere da affrontare giorno per giorno, soprattutto in questo lungo periodo di crisi, hanno scelto caparbiamente di continuare a lavorare nella loro città, sostenuti da un amore incondizionato. Questi combattenti della “resilienza napoletana” hanno accettato la difficile sfida contro i mulini a vento della burocrazia, dell’inefficienza, di leggi inopportune, dei ritardi e potremmo continuare ancora… Questi “eroi non per caso” sono molti.
In questa rubrica, Napoletani che restano, racconteremo le loro storie appassionanti con una serie d’interviste.
Anna Maria Liberatore