Etnoragù, il corto sulle differenze che ci uniscono

Renato Aiello

Scritto e diretto da Cristiano Esposito, Etnoragù è un cortometraggio di appena 22 minuti che racconta la piccola storia di un incontro intorno al piatto forse più iconico, insieme alla Genovese, della cucina tradizionale napoletana: il ragù.

LA PRESENTAZIONE DI ETNORAGU AL CINEMA LA PERLA

Presentato dal critico cinematografico Giuseppe Borrone lo scorso 19 novembre scorso al cineforum del Cinema Teatro La Perla di via Nuova Agnano a Bagnoli, Napoli, il corto si sta avviando verso la prossima edizione dei David di Donatello, nella selezione da cui uscirà la cinquina finale in nomination.

CITAZIONI CINEFILE

Reduce da molteplici festival cinematografici internazionali, possiede echi di pellicole che hanno fatto la Storia del Cinema come Indovina chi viene a cena, anche se in Etnoragù è il pranzo della domenica l’occasione di conoscenza del futuro genero da parte dei suoceri.

Esso strizza l’occhiolino anche opere più recenti come Il padre della sposa, Ti presento i miei, Mi presenti i tuoi e Il mio grosso grasso matrimonio greco, tutti – a modo loro – discendenti del capolavoro con Sydney Poitier, Katherine Hepburn e Spencer Tracy.

UN GROSSO GRASSO MATRIMONIO NAPOLETANO-ARABO-PALESTINESE?

Quello che però si celebra a Procida, isola dell’arcipelago napoletano e flegreo apertasi al mondo dopo l’esperienza di Capitale della Cultura Italiana qualche anno fa, è un matrimonio abbastanza sobrio, almeno da ciò che mostra l’inquadratura, rispetto ai sontuosi banchetti dei film americani prima citati. Ma come si arriva a preferire couscous e pasticceria siciliana (perché d’influenza araba) a un bel piatto di pasta al ragù di carne e a un babà classico partenopeo?

Giulia, figlia dei due protagonisti del corto Assunta e Giovanni, fidanzata con un collega archeologo palestinese conosciuto a Gerusalemme e molto incinta, annuncia la lieta notizia alla madre che è di ritorno dalla spesa per il classico ragù domenicale; e al padre, interpretato da Salvatore Misticone, l’indimenticabile Scapece di Benvenuti al Sud e al Nord, apprezzato persino da Ben Stiller a suo tempo.

TRADIZIONE E INCONTRO/SCONTRO DI CULTURE

Famiglia vecchio stampo e conservatrice, molto tradizionale in termini culinari, nonché devota al cattolicesimo, senza scadere però nell’estremismo reazionario che tanto piacerebbe al sovranismo attuale, i coniugi napoletani accolgono il futuro marito della fanciulla di casa con una zuppiera di sano ragù, assicurando subito che non sia stato preparato con tracchiulelle e gallinella di maiale (solo braciole). Il futuro sposo è musulmano e non può ovviamente mangiare carne di maiale. Accidenti, verrebbe da dire.

LA SOLUZIONE NEL BARATTOLO

Nonostante i borbottii e i mugugni di Giovanni davanti a un pallido couscous nel limoneto procidano, lo sposalizio viene celebrato con gioia, e al povero suocero non resta che portarsi il magico ragù fatto in casa per condire il piatto arabo più famoso al mondo con la salsa più celebre della nostra gastronomia. Accettando, o subendo di fatto, la libera scelta della sua erede di sfidare la tradizione, la religione e annullare le distanze, le differenze culturali. Come non accadeva invece in Incantesimo Napoletano.

UNA STORIA SEMPLICE

Una vicenda semplice e all’acqua di rose, forse un po’ sovraesposta nella fotografia, tutta ambientata tra l’isola di Arturo e il quartiere occidentale napoletano di Fuorigrotta.

Brevi scorci iniziali del Golfo di Napoli, dei vicoli dei Quartieri Spagnoli e il cameo di Amedeo Colella, qui nelle vesti di conduttore tv, tra i massimi esperti di “cose” napoletane, soprattutto gastronomiche, e ormai stella sul web e celebrità assoluta dei meme sui social network.

 

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