Esce dal piccolo schermo dove appare come giurato nella trasmissione Ballando con le stelle e approda al teatro per proporre il suo show più visto Fiesta, omaggio a Raffaella Carrà. Fabio Canino è al teatro Troisi con lo spettacolo che ha scritto e diretto con Roberto Biondi e Paolo Lanfredini. In scena con lui Diego Longobardi, Sandro Stefanini,, Giovanni Di Lonardo, Manuele Labate.
Di che si tratta?
“E’ nato nel 2001 per scherzo, – spiega – ma è subito piaciuto e, dopo la ‘Carrambata’ che ci fece Raffaella venendoci a trovare, siamo andati avanti per tre anni. Dalla scorsa stagione l’abbiamo ripreso per le tantissime richieste”. E’ un modo per rendere omaggio al mio mito. Non mi sembra vero di poter esprimere l’amore, la passione e l’ammirazione per quest’artista straordinaria”.
Perché lo show ha tanto successo?
“Perché è un gioco divertente nello stile di Almodovar, un ironico affresco sul mondo gay, condotto da cinque personaggi nei quali ognuno può trovare un pezzetto di sé”.
Cioè, quali sono i temi che affrontate?
“Quelli più comuni: l’amore, la solitudine, l’amicizia, il rapporto con gli altri, la paura di esprimersi. Li trattiamo con ironia e leggerezza”.
Che succede nello spettacolo?
“E’ il 18 giugno (giorno del compleanno della diva) e il protagonista Luca, come ogni anno, organizza una festa a casa sua, invitando gli amici più cari, tra i quali un gay cattolico, un bisessuale, un eterosessuale. Nella casa l’immagine della Carrà è dappertutto: sulla mia maglietta, su una statuetta, c’è perfino un altarino e tra battute a raffica cantiamo le sue canzoni più note da “Fiesta”, a “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù”. Ma il finale lo decide il pubblico su tre possibilità che gli presentiamo”.
Canino, ma che cos’è un’icona gay, come definite la Carrà, Mina o Patty Pravo?
“Un personaggio che ha raggiunto il successo nonostante le difficoltà, sono donne di grande spessore e forza morale”.
Perché hai scelto proprio la Raffaella nazionale?
“E’ l’ultimo personaggio della grande televisione, la rappresentante del varietà del sabato sera. Perché la sua musica è così divertente e fuori dal tempo da piacere a tutti”.
Si dice che essere gay oggi fa moda. L’arte ti ha aiutato a venir fuori?
“Mi ha semplificato la strada. Cerco di dare voce a chi non ce l’ha e molti hanno capito che non siamo degli Ufo. Porto quello che rappresento, la mia ‘normalità’ nel senso che non sono né un pazzo esagerato né una persona banale. Il gay non è solo quello con le piume in testa, è uno qualunque, l’idraulico che viene a casa nostra o qualsiasi altro. L’Italia purtroppo è un Paese arretrato, perciò bisogna discutere e far discutere di questi argomenti”.
Quando potremo ritenere superati i pregiudizi?
“Quando non ci saranno più etichette e categorie. Sarò contento quando, parlando di me, non scriveranno più gay dichiarato”.
Torneresti a fare Le Iene o Cronache marziane?
“Tornerei in televisione per condurre un varietà in seconda serata in cui ospitare personaggi che si vedono poco”.