Colloca il suo personaggio in un tempo sospeso Isabella Carloni, autrice, interprete e regista di Viola di mare in scena, dal 19 al 22 marzo, al Teatro Elicantropo di Napoli. Tratto dal romanzo “Minchia di re” di Giacomo Pilati, racconta di una metamorfosi imposta, di un conflitto tra i generi, di un dolore inconsolabile, di una violenza dovuta alla mentalità, al rifiuto della diversità, all’orgoglio. In una Sicilia risorgimentale, Pina s’innamora di un’altra donna, Sara. Relazione inconcepibile all’epoca, causa di un forte conflitto familiare tra il padre e la ragazza. Per continuare a vivere nella sua terra e a mantenere il suo rapporto d’amore, Pina vestirà per tutta la vita i panni da uomo, trasformandosi nel capo dell’azienda paterna.
Il romanzo, che ha già avuto una versione cinematografica nell’omonimo film, arriva a teatro, dove “la scrittura drammaturgica – spiega la Carloni, che sarà a New York al Festival del Teatro italiano In Scena 2015, a maggio, nella prestigiosa sede della Casa Italiana Zerilli-Marimò e al BAAD–la Bronx Academy of Arts and Dance – si sviluppa con la medesima essenzialità del lavoro attorale: sedimenta, dal testo originale di Giacomo Pilati, quelle sequenze indispensabili a coagulare la vicenda sulla scena, a renderne memorabili i passaggi. Senza rinunciare alla forza pittorica della scrittura di Pilati, la drammaturgia si nutre di quella scrittura, dei suoi colori e di quelle atmosfere, facendole precipitare nel ‘cuore di tenebra’ della storia”.
Una scenografia semplice, con pochi elementi per creare piuttosto un luogo della memoria, dal quale emergono le figure significative della vita di Pino che vivrà il suo amore proibito come Minchia di re, il pesce ermafrodita meglio noto come viola di mare, che, per amore, diventa femmina, depone le uova, e poi ritorna maschio, accettando il grande sacrificio di rinunciare all’identità, di negarsi alla verità e alla società.