Maurizio Murano, intenso attore e cantante, nell’accogliente Salotto Santanelli per il Teatro Cerca Casa mette in scena “C’erano tre vote”, tre racconti scelti dalla raccolta “Dieci favole antiche” di Manlio Santanelli. Scritte alla maniera del Basile, in un’immaginifica, ridondante, preziosa lingua barocca, “Lo cunto de Ficuciello”, “La fata fetosa” e “Biggetella” trasportano in luoghi di fiaba, incantati, lontani, popolati da sovrani, fate, streghe, con le loro avventure surreali. Murano, novello cantastorie, intercala cantando a cappella “Ammore, brutto figlio de pottana” di Alessandro Scarlatti, “Nel cor più non mi sento” di Giovanni Paisiello e antichi canti salentini alle storie incredibili, emozionanti del celebre drammaturgo. “Lo cunto de Ficuciello”, divertente storia arcaica, narra l’incredibile vita del piccolo Ficucciello, nato da Serrafina. “Male ammaretata cu Tummore”, una grande “figliazzarra” che mette al mondo cinque figli, “belle creature mascule”. Quanto il brutto, piccolo, verdognolo Ficucciello si rivelerà magicamente prezioso per il re, i lettori potranno scoprirlo nel libro di Santanelli di imminente pubblicazione.
“La fata fetosa” narra di un tempo lontano lontano “quando ‘na femmena prena cacciaje da la panza na creatura bella e splennente quanto la cchiù bella e splennente de li ffate’”. Fata fetocchiosa e maleodorante, “meza strega e meza fata”, allontanata dal re, ribalterà il suo dramma rivelandosi utile in guerra… Per finire la storia del monastero di Santa Bràsseda e il miracoloso mondo di Briggeta, la sacrestanella, regina di malasorte, che toccherà il fondo per poi riscattarsi. Murano, bravissimo nel recitar cantando, emoziona e coinvolge il pubblico con la sua interpretazione, che trasforma la parola scritta in corpo e musica, in gesto e prosa.
Fantastiche le parole inventate da Santanelli, come “capasottare”, che rovesciano il senso scontato o addirittura rovesciato della lingua parlata, impoverita, sempre più basica. Murano regala ancora una perla di Santanelli, la poesia “Partenope, prima di cantare ancora a cappella e di animare il dibattito con il pubblico entusiasta. Livia Coletta, anima del Teatro Cerca Casa, ricorda come, nel periodo nel quale Santanelli scriveva “La serva del Principe”, tra loro si parlava solo il fiorentino del ‘500.
Il barocco della letteratura europea è la musicale lingua dei nuovi racconti di Santanelli, così ben messi in scena da Murano, versatile e bravo cantore dei nostri giorni, che restituisce tutte le sfumature di una lingua arcaica e favolistica, anzi, favolosa.