Fedra: passione umana

Redazione

Imma Villa (foto Ballarino)

Dopo il successo nelle repliche nei teatri della classicità greca d’Italia, approda in Campania, al Teatro Grande degli Scavi di Pompei il 22 e 23 luglio nell’ambito rassegna del Teatro Stabile di Napoli Pompeii Theatrum Mundi – lo spettacolo Fedra di Seneca, nella traduzione di Maurizio Bettini, con la regia di Carlo Cerciello.

La protagonista della tragedia è l’attrice Imma Villa nel ruolo di Fedra, coprotagonista nel doppio ruolo di Teseo e Ippolito Fausto Russo Alesi, mentre la nutrice è Bruna Rossi, il messaggero Sergio Mancinelli e le corifee Elena Polic Greco, Simonetta Cartia, Federica Lea Cavallaro, Maddalena Serratore, Nadia Spicuglia, Claudia Zàppia.

«Fedra è la tragedia della passione umana, – scrive il regista Carlo Cerciello – la tragedia di una donna che per amore non esita a ribellarsi alle convenzioni sociali ed etiche della società di cui si sente ‘privilegiata’ prigioniera. Sposa di un marito che non esita a tradirla e del quale si sente effettivamente ed affettivamente vedova, Fedra identifica nel mondo del figliastro Ippolito un miraggio di libertà e di passione che è disposta a pagare con la vita. In Fedra si confondono e si sovrappongono le due figure parentali di Teseo padre e di Ippolito figlio, che Seneca strategicamente non fa mai incontrare tra loro, fino ad operare una sostituzione nel cuore della donna tra lo sposo e il figliastro. La sovrapposizione dei due emisferi affettivi di Fedra suggerisce la scelta di far interpretare allo stesso attore entrambi i ruoli di Teseo e di Ippolito, nonché di concentrare il lavoro dell’attore designato per questa duplice interpretazione, sulle diversità esistenziali e politiche tra i due personaggi, piuttosto che sulle differenze anagrafiche. Fedra è, dunque, una figura di donna assolutamente moderna e tragicamente umana. Seneca nella sua opera riconosce il senso profondo dell’essere umano, della sua fragilità e ammira questa donna capace di riscattare le sue colpe, il suo senso della dignità e del pudore, dandosi sì la morte, ma senza rinunciare fino alla fine alla tragica e sincera ammissione dei suoi sentimenti.

La natura è l’ulteriore protagonista di questa tragedia. Una natura affascinante e crudele a cui tanto Ippolito che Fedra aspireranno invano. Il loro desiderio di vivere secondo le leggi della natura, infatti, si tramuterà per i nostri sfortunati eroi in “agire contro natura”. Sarà così anche per Teseo, che causerà, per contrappasso al suo “innaturale” ritorno dal regno dei morti, lutto e distruzione nella sua stessa famiglia. Proverò a mettere in scena questa meravigliosa tragedia dei sentimenti umani, in punta di piedi».

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