Filippo Lai: “C’è bisogno di più teatro”

Danila Liguori

Fiorentino, classe 1996, giovane attore che spazia dal teatro alla tv. Lui è Filippo Lai, che sarà in scena al Teatro Vascello di Roma dal 21 al 26 maggio 2024, con La Maria Brasca di Giovanni Testori, uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah. Il suo personaggio è quello di Romeo Camisasca, il giovane amante. In scena Marina Rocco, nei panni dell’emancipata e sfrontata protagonista, che dà vita al testo insieme a Mariella Valentini e Luca Sandri, rispettivamente Enrica, la sorella, e Angelo, il cognato.

Sarà in scena al Teatro Vascello di Roma dal 21 al 26 maggio 2024, con La Maria Brasca di Giovanni Testori. Ce ne parla?

 “Questo è uno spettacolo che ha una storia importante. Negli anni Sessanta fu Franca Valeri a farla esistere sul palcoscenico del Piccolo Teatro di Milano, diretta da Mario Missiroli.  Negli anni seguenti, invece, con la regia di Andrée Ruth Shammah, fu il grande successo di Adriana Asti. Ora, nel centenario dalla nascita di Testori, e nella stagione del cinquantesimo del Parenti, la regista ha reputato necessario un passaggio di testimone. E’ una storia che parla di sentimenti, dell’amore di Maria, contrastato dalla sorella e dal cognato, per il giovane Renzo”.

Lei interpreta appunto Romeo, il giovane amante.

 “Per il suo amore Maria lotterà contro tutti. Nella società passata una donna che amasse un uomo più giovane, senza né arte né parte, non veniva vista benissimo. Lui è un po’ come i ‘Ragazzi di vita’ di Pasolini: adolescenti appartenenti al mondo del sottoproletariato urbano che vivono alla giornata di espedienti. La sua figura riflette secondo me il rapporto che Giovanni Testori aveva con gli uomini: da omosessuale cattolico, tramite il personaggio di Maria, cercherà di salvare Romeo”.

Il testo, che si rivela comunque attuale, vive anche attraverso il dialogo diretto al pubblico: positivo, divertente, come ad esortarlo a vivere le proprie passioni con fiducia e leggerezza. C’è dunque un messaggio di speranza?

 “Assolutamente sì. Per quanto sia un testo di un’altra epoca, non intende fare nessun tipo di morale. Esorta, attraverso il rapporto diretto con il pubblico, a fidarsi con amore e leggerezza. L’imperativo è: ama! C’è una scena fantastica in cui Maria prende una persona dal pubblico e, rassicurandola, le dice che anche lei troverà prima o poi il suo Camisasca”.

 Renzo Camisasca: quanto le somiglia il suo personaggio?

 “Molto. Anch’io, come lui, non ho ben capito cosa voglia realmente dalla vita. Come lui un po’ irrisolto, un po’ indeciso. Il personaggio di Renzo del resto, lascerà gli spettatori col dubbio fino alla fine: la sposerà o no?”

 Lei è stato scelto già dalla regista Andrée Ruth Shammah qualche anno fa per interpretare Renzo nello spettacolo metateatrale “I promessi sposi alla prova.

 “Sì, il nostro connubio artistico ha funzionato da subito. Io lo chiamo rapporto verticale, perché sono un giovane attore, da lei ho tanto da imparare”.

 Un giovane attore che inizia di questi tempi la sua carriera: tasto dolente?

 “Direi di sì. Nel senso che la poca socialità che in realtà i social hanno portato nella vita dei ragazzi, si ripercuote anche nell’ambiente teatrale. Però io sono positivo: credo nel teatro come formula di aggregazione, come tipo di socialità pura. Proprio per questo c’è un gran bisogno di teatro, non visto come luogo, ma come forma di unione e interazione. Per questo motivo amo il teatro fuori dal teatro: nelle scuole, negli spazi aperti, ovunque si possa tornare a stare insieme”.

 

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