Fortunato Calvino

Angela Matassa

Una scena di "Il senso nascosto" (foto di Renato Esposito)
Una scena di “Il senso nascosto”
(foto di Renato Esposito)

E’ reduce con la sua compagnia dal successo milanese di “Il senso nascosto”, da lui scritto e diretto. Fortunato Calvino, autore del dramma, racconta come è andata al Teatro dei Filodrammatici. “E’ la seconda volta che partecipo alla rassegna sul teatro omosessuale “Illecite visioni”, un’occasione prestigiosa. Quest’anno ho presentato un testo che affronta una tematica diversa dalle mie solite. Qui non c’è camorra, non c’è criminalità, è la storia di un uomo sposato che scopre la propria omosessualità e vive una doppia vita, cercando incontri clandestini con un giovane marchettaro. Il tema è quello della diversità, dell’amore proibito, del conflitto, ma affronto anche il concetto di Rete padrona, illusione di libertà, che invece, imprigiona e controlla. Il rapporto tra i due, infatti, inizia su Internet e si consuma poi realmente. Ho usato anche il nudo in scena proprio per rendere la crudezza e la carnalità di quest’atto. La fisicità è per me molto importante, in alcuni momenti la nudità rappresenta la solitudine e il vuoto. Sono due persone diverse sia come generazione che come estrazione sociale, infatti l’uomo parla in italiano, il ragazzo, invece, usa il dialetto. L’incontro-scontro è inevitabile”.

Che cosa vuol dire per un autore nato a Napoli uscire dalla propria città e avere successo?

“E’ importante innanzitutto per verificare la risposta del pubblico. Nonostante i miei testi siano in dialetto sono accolti molto bene e compresi ovunque. Il confronto serve all’autore, ma al teatro stesso, soprattutto quando si tratta di nuova drammaturgia”.

Un consenso ormai acquisito, dopo oltre vent’anni di attività.

Fortunato Calvino riceve il "Premio Concetta Barra"
Fortunato Calvino riceve il “Premio Concetta Barra”

“Sì. Sono contento e soddisfatto. Mi sento più vivo ogni volta che vado altrove perché mi rendo conto che quel che ho prodotto ha un suo valore. Inoltre, piacere fuori dalla nostra regione, diventa un trampolino di lancio perché in alcune città offrono spazio e possibilità a un artista che convince. La distribuzione è importante per far circuitare gli spettacoli e a Napoli, purtroppo, manca del tutto”.

Prima di questo debutto a Milano, ci sono state altre tappe significative nella stagione. Napoli, Todi, Procida, dove ha ricevuto il Premio Concetta Barra, “per lo spessore della sua drammaturgia, per la capacità di trasmettere alle nuove generazioni il sapere e le tecniche della scrittura teatrale, per l’impegno nella formazione alla legalità dei giovani”.

“Stimavo e amavo molto Concetta Barra e per me è stato un onore e un punto di orgoglio essere scelto accanto a molti nomi autorevoli come Maurizio De Giovanni, Marino Niola, Tommaso La Pera, Fausta Vetere, Simona Marchini”.

L’altra tappa significativa è stata la partecipazione al Festival di Todi con “Vico Sirene”.

“Si è realizzata un’idea di collaborazione con il regista Enrico Maria Lamanna. Mi sono affidato al suo estro per il mio testo e ho vissuto l’emozione da autore, godendo dalla platea della splendida messinscena, che avrà una tournée nazionale”.

L’Università Federico II di Napoli ha pubblicato, a cura di Patricia Bianchi, un libro su Eduardo De Filippo. Come ha partecipato?

“Sono intervenuto con altri autori nel volume “Scrittori per Eduardo”, con un atto unico inedito a lui dedicato. Mi sono ispirato a “Napoli milionaria”, commedia che vidi da ragazzino al San Carlo, dopo la quale incontrai emozionatissimo il Maestro che mi autografò il programma che, naturalmente, conservo ancora. Ho immaginato che “Rituccia” (questo il titolo), la figlia che non si vede mai nella sua commedia, racconti il dopoguerra visto con i suoi occhi. Da qui spero di trarre poi uno spettacolo”.

 

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