Frammenti di tempo: François Mitterand

Redazione

di Gilda Valenza

Nel luglio del 1994 l’università “L’Orientale” di Napoli conferì la laurea honoris causa in Scienze Politiche al Presidente della Repubblica francese François Mitterrand. La cerimonia si svolse a Palazzo Corigliano, io fui incaricata dal Rettore di documentare l’evento.

Ricordo un grande fervore per la sua venuta, molte autorità erano presenti Giorgio Napolitano, Maurizio Valenzi, Gerardo Marotta, Jean-Noël Schifano, oltre tutto lo staff dell’Ateneo. Ad un tratto vidi i lampi dei flash, erano i fotografi che scattavano a raffica, capii che stava entrando il Presidente accompagnato dal nostro Sindaco Antonio Bassolino.

La sala era gremita, noi fotografi fummo relegati in uno spazio apposito, un cordone ci impediva di oltrepassare una certa linea, erano presenti anche alcuni fotografi stranieri.

Nel 1994 si scattava ancora in analogico (pellicola) per cui a volte si aveva il bisogno di portare più di una macchina fotografica, una per il colore, un’altra per il bianco o nero o per le diapositive. Ricordo il caldo opprimente, l’attrezzatura pesava particolarmente.

Il Presidente Mitterrand era già malato, si percepiva che quella sarebbe stata la sua ultima apparizione pubblica, quindi la tensione si toccava con mano.

Fu una cerimonia molto sobria, c’era un gran silenzio, il Rettore Adriano Rossi diede inizio ai lavori, tutto si svolse secondo protocollo.

Alla fine gli accademici si alzarono per dare la mano al Presidente Mitterrand, io li avevo di spalle per cui capii che cosa stava accadendo ma non vedevo, sapevo che da quella posizione non avrei potuto cogliere il gesto. Pensai che ormai la cerimonia era terminata, spostai il cordone e raggiunsi il tavolo giusto in tempo per scattare le strette di mano degli accademici dell’Orientale al Presidente francese.

Sentii le imprecazioni ad alta voce dei fotografi stranieri, sapevo però che quello sarebbe stato un momento irripetibile. Avevo trasgredito al protocollo ma ero certa che i professori avrebbero avuto una foto unica, il sudore mi copriva gli occhi, ma continuai imperterrita. Ancora sento nelle orecchie le loro imprecazioni, ho rischiato ma sapevo che, passato il momento, non avrei potuto fare più nulla.

So che il lavoro fu molto apprezzato, avevo scatti unici. Fare la fotografa è anche fatica ed iniziativa, non basta conoscere la tecnica.

 

 

 

 

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