Frammenti di tempo: Jack Lemmon

Redazione

Da oggi nasce una nuova rubrica a firma dell’apprezzata e pluripremiata fotoreporter Gilda Valenza: “Frammenti di tempo”.

Ecco il primo mitico scatto.

 

di Gilda Valenza

 

Ho migliaia di scatti fotografici, molti in negativo (colore e bianco e nero), diapositive, scatti digitali. Un mare di immagini, ognuna con una sua storia, ognuna con un suo tempo. Quando cerco una fotografia precedente agli anni 2000, so di doverla cercare tra i negativi o le diapositive; dal 2000 in poi è tutto digitale e la ricerca è facilitata. Sono frammenti di un tempo che può rivivere e parlare ancora.

Per me è impossibile non scattare fotografie ovunque mi trovi. Ho sempre detto che la macchina fotografica è l’estensione del mio braccio, quindi lo è anche dei miei occhi, del mio sentire in quel momento.

Ho voluto iniziare questa rubrica con uno scatto che, ne sono certa, non ha nessuno, uno scatto dove c’è la nostra tradizione, c’è il ritratto psicologico di un personaggio famoso, e c’è un luogo a me molto caro, lo Chez Maxim di piazza Dante a Napoli, il locale del mio carissimo amico Tommaso De Benedetta (quando lavoro in luoghi d’amore riesco a cogliere più facilmente l’attimo che ho in mente).

Quella sera dell’anno 1985 vennero nel locale di Tommaso tutti coloro che stavano lavorando al film “Maccheroni”. C’erano il regista Ettore Scola, Marcello Mastroianni, la moglie di Jack Lemmon, la figlia di Ugo Gregoretti ed altri. L’atmosfera ero giocosa; Mastroianni si improvvisò a tirare dal “panariello” i numeri della tombola aiutato dalla moglie di Lemmon; Tommaso con i suoi modi garbati faceva sentire tutti importanti e a proprio agio. Io osservavo Jack Lemmon, e ad un tratto provai l’impulso a scattare.

Questa immagine è per me ricca di significato, perché racchiude un momento irripetibile. Riproduce l’emozione di far parte di un contesto unico, l’atmosfera natalizia, le cartelle della tombola, la frutta secca, le candele rosse… Tutto faceva pensare ad un momento di festa, eppure, se si guarda con attenzione il volto di Jack Lemmon, si vede che non ha l’aria felice. In quel momento io avevo notato nei suoi occhi un velo di malinconia: lui era mille miglia distante da quel luogo.

Ho cercato di cogliere questo: ci sono riuscita? Non lo so. Io sentivo che quell’aria festosa non lo toccava, e ho cercato di cogliere la sua malinconia.

Quando presentai anni dopo una mostra di mie fotografie volli includere anche questa. So che molti visitatori si sono poi giocati i numeri della cartella. Spero che qualcuno abbia vinto.

Alla prossima foto.

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