FRANCESCO PAOLANTONI

Angela Matassa

Dall’11 al 20 dicembre, Francesco Paolantoni porta a Napoli, al teatro Augusteo, Uomo e galantuomo di Eduardo De Filippo, la commedia scritta per il fratellastro Vincenzo Scarpetta e in seguito interpretata dalla Compagnia dei De Filippo. In scena con Nando Paone, è diretto da Armando Pugliese.

La storia racconta del tentativo di una scalcagnata compagnia di attori di rappresentare un testo di Bovio.

Paolantoni, un nuovo classico napoletano dopo Miseria e nobiltà in cui interpretavi il ruolo di Felice reso celebre da Totò. Come mai questa scelta?

 “Mi piaceva non poco l’idea di continuare il mio percorso nei classici. Con questo passo si concretizza il desiderio di affrontare il repertorio cui sono legato artisticamente e affettivamente”.

Ricopri il ruolo che Eduardo scrisse per sè. Come sarà il tuo Gennaro?

“Fedele all’originale. Mentre in Miseria e nobiltà mi ero cucito addosso la parte, perché con la farsa si può giocare, adesso c’è poco da inventare, il testo è perfetto, si tratta solo di interpretarlo a proprio modo”.

Con Nando Paone e Armando Pugliese continua dunque il sodalizio?

“Sì, siamo ancora insieme e con noi, tra gli altri,Tonino Taiuti, Fulvia Carotenuto, Patrizia Spinosi. Una compagnia numerosa come difficilmente oggi si vede, ma la Komico è stata coraggiosa ed ha voluto puntare su di noi. Ce la metteremo tutta”.

Pensi di continuare con il repertorio di Eduardo?

“Questo non lo so, aspetto di vedere i risultati prima di fare progetti, però mi piacerebbe molto affrontare altri testi”.

Pure drammatici?

“Perché no. Sono un attore e anche se di me è venuto fuori l’aspetto comico della televisivo, ho interpretato parti serie”.

Stai parlando del del cinema?

“Sì. Ricordo le pellicole principali. Ero ancora giovane quando ho partecipato a L’amore molesto di Martone, più recentemente sono stato protagonista in Baci e abbracci di Virzì e ancora in Liberate i pesci di Cristina Comencini. Mi piace l’idea di poter spaziare e adattarmi ai diversi linguaggi”.

Sei sempre rimasto qua. Che cosa pensi della Napoli teatrale e della città?

“Anche se la quotidianità rispecchia l’andamento della città, l’aspetto teatrale pare vada meglio di tutti gli altri. Ho sempre creduto alla rinascita e allo sviluppo dei napoletani, oggi però sono avvilito, sembra di essere in una situazione stagnante. Siamo un popolo che si rassegna facilmente, che non riesce a venir fuori da certi meccanismi e prevaricatori e prepotenti hanno il sopravvento sul positivo. E’  purtroppo il solito discorso. Abbiamo arte, bellezza ma tutto dovrebbe funzionare bene perché queste potenzialità possano diventare concrete”.

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