
Due anni fa elegante interprete di “Il Trovatore”, oggi torna al Teatro San Carlo di Napoli in veste di protagonista di “Rigoletto”: George Petean, baritono romeno di quarantadue anni, splendida voce, torna al Massimo partenopeo per l’altra opera verdiana, che sarà in scena da mercoledì 18 al 1° febbraio.
Petean, quali sono i personaggi che più ha amato interpretare in questo suo cavallo di battaglia?
“Prima di “Rigoletto” è stato “Figaro” il mio cavallo di battaglia. Si tratta di un’opera che ho interpretato una trentina di volte, ad Amburgo, Monaco di Baviera, Montecarlo, Roma, Bologna, Vienna, Città del Messico. E prima ancora ho cantato “Il barbiere di Siviglia” al quale tengo ancora di più. A venticinque anni lo avevo già interpretato. Nel 2014 interpretai “Il Trovatore” al San Carlo ma mi venne una febbre molto alta subito dopo la prima recita e dovetti sospendere, un vero peccato”.
Quando nasce la sua passione per la musica, per la lirica?
“Ho studiato e seguito l’opera sin da quando avevo tre anni. Vidi “Don Giovanni” e ne rimasi affascinato. Ho un fratello che ha cantato in Italia e lo ascoltavo sempre. In Romania abbiamo due importanti teatri d’opera, ognuno con la propria orchestra, coro, repertorio: il nostro Paese vanta una grande tradizione operistica. Vi è una buona scuola che prepara grandi cantanti. L’opera mi è entrata nel sangue. Ho anche studiato trombone e dopo l’Accademia mi sono perfezionato in Spagna ma poi purtroppo il maestro morì. Ammiro Bastianini, Cappuccilli, Bruson, Nucci ma soprattutto Zancanaro, un grande maestro. Non basterebbero tutti i soldi per ripagarlo di ciò che mi ha dato: mi ha aperto il cuore alla meraviglia del belcanto. Per me è un padre, un fratello, un amico. Credo sia come Pavarotti, capace di coniugare bellezza e naturalezza nella voce. Ho visto anche Di Stefano!”.

Due giorni fa il San Carlo ha ideato un flash mob sulle note de “La donna è mobile” coinvolgendo tanti giovani: cosa ne pensa?
“Bella iniziativa: è molto importante educare i giovani alla lirica. Ogni anno si perde sempre di più il contatto con la vera musica, la vera arte: la classica, il jazz. È importante permetterne lo studio ai giovani che non hanno possibilità. L’opera o la si ama oppure no. Ma se la ami non puoi farne senza”.
Come sarà il suo Rigoletto?
“Rigoletto, personaggio tormentato, è il più complesso che abbia mai interpretato, tragico, grottesco eroe. Con la musica Verdi trasmette tutti i sentimenti, intensità che ti porta al sublime e a una grande atmosfera. E’ un uomo che non è stato amato e che riversa tutto il suo amore sulla figlia con il timore di perderla, con un mestiere che detesta, costretto a far ridere, dimostrando una gioia falsa, vittima dei propri timori e maledetto. Tutto è interiorizzato e lui diviene vittima di questa ossessione, non ha futuro. Nell’interpretarlo cerco la naturalezza e di essere molto diretto. D’altronde nella vita è così: il sentimento più importante è l’amore e per ogni amore perduto si perde un pezzo di vita. Sono felice di cantare al San Carlo, il teatro lirico più bello del mondo, qui, come dice il maestro Muti, dove nasce l’opera.