Gioia Miale

Alessia Pagliaro

Gioia Miale in scena
Gioia Miale in scena

Ogni personaggio mi ha dato qualcosa”, dice Gioia Miale, interprete del monologo a più voci Anime nude di Angela Matassa e Gioconda Marinelli, accompagnata dal violoncello di Pasquale Termini per la regia di Fortunato Calvino. La performance rientra nella programmazione di Il teatro cerca casa, la rassegna ideata da Manlio Santanelli e curata da Livia Coletta e Ileana Bonadies, che propone spettacoli negli appartamenti privati della Campania.

Irene, Anna, Safia. Un’operaia vittima di un incendio in fabbrica, una barbona morta in strada, una giovane schiava nell’harem: donne in qualche modo violate. Come ti trasformi in ognuna di loro?

“Pochi elementi: uno scialle, una bambola, un bracciale mi aiutano a entrare nel personaggio. La regia è semplice anche per il luogo nel quale si svolgono le azioni. Prima di affrontare il lavoro, mi sono documentata su come vengono trattate le donne nei diversi Paesi citati dal testo, in modo da trovare in me qualcosa che mi potesse aiutare ad impersonarle, a entrare dentro le loro vite e ho pensato di essere fortunata ad essere nata qua”.

Quale figura ti ha colpito di più?

“Quella di Katy, la ragazza violentata dal cosiddetto branco e poi lanciata nel web. Ne ho parlato con i ragazzi che usano il mezzo mediatico per abitudine, molti sono malati di internet. Mi ha lasciato una ferita dentro”.

Hai lavorato con Scaparro, Carpentieri, con Tato Russo, con Rizzo e Casillo, sei stata cinque anni in compagnia con Luca De Filippo. E’ la prima volta che affronti questi temi?

“Ho interpretato testi su Giancarlo Siani e sulle vittime della camorra, ma sul mondo femminile è la prima volta. Mi interessa come essere umano. Sono stata in Guatemala e ho visto cose terribili. Mamme che costringono le figlie a prostituirsi, una violenza sugli esseri deboli. Questo testo dà una visione diversa: ho capito che c’è la possibilità che, parlandone, si possano sensibilizzare le persone”.

Quali progetti hai per il futuro?

“Attualmente, oltre che con questo spettacolo, sono in scena al Diana di Napoli con “Mary Poppins” per le scuole. Ma intanto studio, seguo laboratori perché penso che non bisogna mai smettere di studiare”.

Hai un modello di attrice cui ti ispiri?

“Mi piace molto Virna Lisi, Mariangela Melato, adoro la Magnani, è una tale meraviglia, simbolo di bellezza, esempio di donna carnale, cha parla il linguaggio del corpo. La fisicità mi colpisce molto. Poi sento un brivido se ripenso a Titina De Filippo, nel ruolo di Filumena Marturano”.

Che cosa pensi del Teatro cerca casa?

“Inizialmente ero perplessa. Mi chiedevo: perché la gente non deve venire a teatro? Ma poi mi sono resa conto che è comunque un invito a muoversi verso un ambito culturale. Oggi che la cultura è maltrattata, è un’offerta importante. Certo per l’attore non è facile: non ci sono luci né scene, ma c’è intimità. La quarta parete non esiste, il contatto è stretto, ma mi basta incontrare lo sguardo di qualcuno per trovare la forza di entrare nella parte”.

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