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Un ex sessantottino, che sfida vuoti credo e diktat, il Potere dei padri e il Potere della religione, lo svilimento della Ragione: così Carlo Cerciello legge l’intenso, importante lavoro di Anatole France La rivolta degli angeli. Lo spettacolo, per soli venti spettatori a sera, vede in scena quaranta giovani attori del laboratorio dell’Elicantropo di Napoli.
Un testo non facile scritto dal Premio Nobel già settantenne. Un grido la sua denuncia contro lo strapotere del clero, l’impossibilità di seguire precetti rigidi e ipocriti di fronte alla fragilità umana. Il suo è un urlo contro l’irrazionalità della società contemporanea, un J’accuse di intellettuale memoria, condito da scetticismo e fine umorismo. Gli angeli sono il tramite tra due realtà più simili di quanto si possa immaginare: a loro è richiesta cieca obbedienza secondo un’organizzazione del Paradiso rigida e verticale. Cosa accadrebbe se il Male sovvertisse il sistema cercando di assumere il posto di Dio? E se Dio fosse solo un despota e neanche illuminato? Forse il mondo potrebbe non aver bisogno di lui.
L’angelo Arcade organizza una rivolta e quartier generale dell’insurrezione diviene la Biblioteca d’Esparvieu di Parigi. Lucifero si ribella a Dio per poi ricadere all’Inferno.
I libri, il Sapere, sono la chiave della riscossa, di una vita nuova. Tutto parte da Parigi, tutto ricorda la Rivoluzione con la sua sete di uguaglianza, di libertà. Alle porte un altro evento epocale, la Prima Guerra Mondiale.
Le creature dell’opera messa in scena in un’impalpabile visione di sogno da Carlo Cerciello condannano la follia della guerra, l’assolutismo, la presunzione di dominare il mondo con il sapere destinato alle classi borghesi della società a detrimento dei molti.
Velatamente la critica del regista è per la politica guerrafondaia di George Bush, contro qualunque potentato finanziario. Se la cultura conservatrice è cattiva maestra, la vera cultura può aprire realmente le porte al dialogo, alla pace, ad un mondo più giusto.
Un incanto la colonna sonora dello spettacolo che cita Deep Purpl, Beatles, Aphrodite Child, Genesis, Procol Harum, Iron Butterfly, ma anche Jimi Hendrix e Fabrizio De Andrè con “Il testamento di Tito” e “Canzone del maggio”. Bella anche la canzone eseguita da Mira & Mira composta dal talentuoso musicista Paolo Coletta.
Un lavoro emozionante, da leggere su più piani, con angeli ribelli che tengono per mano lo spettatore nel loro viaggio metafora dagli Inferi al Paradiso che è conquista della conoscenza, illuminazione.