GOGOL ALL’ITALIANA

Redazione

E’ trasportato negli Anni Cinquanta di un’Italia nella quale si stava affermando la classe impiegatizia, Diario di un pazzo di Gogol nell’interpretazione di Roberto De Francesco e la regia di Andrea Renzi. Lo spettacolo sarà in scena a Napoli, al teatro Mercadante (Sala Ridotto) dal 3 al 13 febbraio.

Tra i racconti dello scrittore ucraino più rappresentati in teatro, la pièce restituisce una storia di ordinaria follia, descrivendo in forma di monologo la tragicomica parabola di un piccolo impiegato. Lo spettacolo, prodotto da Teatri Uniti, è tratto da Le memorie di un pazzo, del 1835.
Popriscin è il nome del personaggio, uno dei tanti che popolano le pagine di Nikolaj Vasil’evic Gogol’ (1809 –1852), maestro indiscusso del grottesco e di quel «realismo fantastico» di cui è stato progenitore. “Popriscin – aggiunge Andrea Renzi – è uno che tempera matite e fa commissioni, poco più di un impiegatuccio, vittima innanzitutto del suo provincialismo, dell’inadeguatezza che sente verso la grande città e della macchina burocratica che lo schiaccia e insieme lo esclude”.
In questo allestimento si chiama Papaleo, si esprime con un accento a metà fra il campano e il lucano e indossa, salvo un berretto alla russa, vestiti ordinari dei primi anni Cinquanta, l’epoca in cui si formò e si affermò in Italia la nuova classe impiegatizia. “Scompaiono in tal modo – continua il regista – tutti gli originari riferimenti linguistici e geografici del testo così da “assimilarlo”, renderlo, alla lettera, simile a noi, prossimo, vicino”.
Papaleo vive in un armadietto a due ante che è tutto il suo mondo, esiguo, coatto, claustrofobico, dove le uniche fughe possibili sono quelle della fantasia.
Un angusto elemento, che diventa porta, guardaroba, casa ed ufficio del protagonista, chiamato a modificare, volta per volta, l’osmotico confine tra  dimensione mentale e reale. In questo spazio, per gradi, si rivelano allora tutte le contraddizioni di una routine ossessiva e frustrante che in una grottesca sequenza culminano nella sua ascesa alla pazzia. La scenografia è di Barbara Bessi, i costumi di Ortensia De Francesco, le luci di Pasquale Mari, il suono di Daghi Rondanini.

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